Le app per porre domande anonime a chi possiede un profilo sui social network sono molto diffuse sul web. Eppure, nessuna delle più celebri è riuscita a restare popolare a lungo. Negli ultimi tempi è l’applicazione Ngl ad andare per la maggiore, tanto da aver ottenuto più di 15 milioni di download a livello globale. Su Instagram abbondano i post di risposta ai quesiti inviati con questo programma che permette al mittente di restare anonimo. Sendit e Yolo sono due prodotti simili di moda in questo periodo, mentre negli anni passati hanno avuto il loro momento di fama Ask, Tellonym, YikYak e Whisper. L’alternanza di programmi e il breve lasso di tempo in cui ognuno di essi è stato di tendenza non sono avvenimenti motivati solo dalle offerte del mercato, ma hanno a che fare anche con la sicurezza degli utenti. Queste app, infatti, possono avere conseguenze dannose per i giovani iscritti; episodi di cyberbullismo e abusi online hanno fatto chiudere alcune applicazioni in passato e ora aumenta la preoccupazione per i rischi portati dalle nuove versioni.
Il successo di Ngl
L’app Ngl (Not gonna lie) è stata lanciata nel 2021 in California e può essere scaricata sia sugli smartphone Android sia su iPhone. Dopo averla installata, gli utenti ottengono un link da postare sulle proprie pagine social attraverso il quale i follower possono inviare domande anonime. Sta poi al titolare dell’account decidere se rispondere e se condividere la risposta online. “Le persone giovani non hanno uno spazio per condividere i propri sentimenti senza il giudizio degli amici o le pressioni della società. Ngl offre uno spazio sicuro per gli adolescenti” è una delle frasi che si leggono sul sito ufficiale. Il problema, come ha scoperto un’inchiesta del sito Techcrunch, è che l’app utilizza dei bot per aumentare il coinvolgimento degli utenti. Gli sviluppatori sembrano trarre profitto da un’operazione illegittima che induce le persone a pensare che i loro amici stiano facendo domande, quando alcune dei quesiti sono in realtà automatizzati. Inoltre, Ngl offre una versione premium a 9,99 dollari a settimana per un abbonamento che fornisce suggerimenti illimitati su chi ha inviato le domande anonime. Non si tratta però di suggerimenti utili, afferma Techcrunch, poiché offrono solo dettagli generici come la posizione e il modello del dispositivo da cui è arrivato il messaggio. Nonostante questi problemi, l’app continua ad essere molto diffusa e dopo il boom in Europa e negli Stati Uniti è ora nella top 10 delle app più scaricate in nazioni come Indonesia e India.
I rischi delle app Q&A
Oltre ai dubbi legati ai bot, a creare apprensione sono i problemi che le app cosiddette Question&Answer possono provocare nei giovani utenti. Bullismo e hate speech finiscono nelle caselle inbox degli iscritti alle app, perché chi fa le domande sfrutta l’anonimato per offendere. L’app di chat anonima YikYak è stata chiusa nel 2017 dopo che gli insulti razzisti sono diventati eccessivi. Nel maggio 2021, l’azienda Snapchat ha sospeso le app di messaggistica anonime integrate Yolo e LMK, dopo essere stata citata in giudizio dai genitori di adolescenti che si sono suicidati dopo essere stati vittime di bullismo attraverso le app.
“Per i giovani è importante disporre di spazi online per esprimersi lontani dallo sguardo degli adulti. Le app di domande anonime forniscono questo spazio. Promettono di offrire proprio ciò che i giovani cercano: opportunità di espressione personale e incontri autentici – ha detto la ricercatrice Alexia Maddox -. Le app social sviluppate rapidamente possono avere conseguenze dannose per i giovani, tra cui il cyberbullismo, l’abuso basato sulle immagini e persino l’adescamento online”. Lo schema delle app per domande anonime sembra sempre lo stesso: un’applicazione viene lanciata, si diffonde rapidamente, succede qualcosa di negativo a causa dell’assenza di limitazioni o controlli e infine viene soppiantata da un altro programma simile. Abolirle completamente sembra impossibile dato il successo riscontrato sul web, ma se queste piattaforme Proseguono ad anteporre il profitto al benessere degli utenti, allora è probabile che il modello negativo si ripeta ancora. Maggiore responsabilità e trasparenza da parte dalle aziende che creano questi prodotti, nonché dalle piattaforme tech che consentono la loro integrazione, è una soluzione necessaria per migliorare l’esperienza sui social dei giovanissimi.
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di Andrea Indiano www.wired.it 2022-08-02 08:59:31 ,