Nessun passo indietro sui programmi di diversità aziendale. Il consiglio di gestione di Apple ha respinto venerdì la proposta degli azionisti conservatori di eliminare le politiche di inclusione, in netta opposizione al trend che sta attraversando la Silicon Valley, dove le grandi aziende stanno cancellando una dopo l’altra le loro iniziative sulla diversità in vista del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
I programmi Dei (Diversity, equity and inclusion) sono iniziative aziendali pensate per creare ambienti di lavoro più equi e inclusivi, sostenendo la diversità in termini di etnia, genere, orientamento sessuale e background culturale. Introdotti su larga scala dopo le proteste di Black Lives Matter del 2020, questi programmi sono ora al centro di un acceso dibattito negli Stati Uniti. Nell’ultima settimana, giganti come Meta, Amazon, Walmart e McDonald’s hanno annunciato la loro cancellazione, a causa del mutato clima politico dopo l’elezione di Trump.
In concreto, i programmi che Apple intende mantenere includono l’obbligo di considerare candidati di diversa provenienza nei processi di assunzione, corsi di formazione per i dipendenti sulla sensibilità culturale e programmi di mentorship per le minoranze. Meta, come riporta la Bbc, ha invece eliminato il requisito di avere una “rosa diversificata di candidati” nei processi di selezione e ha dismesso i team dedicati alla diversità. Amazon ha cancellato i programmi di formazione sull’equità e le iniziative di supporto specifiche per gruppi sottorappresentati, mentre “concentrerà i suoi sforzi su programmi con risultati comprovati”, come dichiarato da Candi Castleberry, vicepresidente per le esperienze inclusive.
La sentenza che ha aperto il varco
Oltre al mutato clima politico, però, ci sono anche delle motivazioni legali ed economiche dietro la svolta delle grandi aziende americane sui programmi di diversità. Secondo un’analisi del Guardian, le aziende americane avrebbero iniziato a temere possibili cause legali dopo una sentenza della Corte Suprema del giugno 2023, che ha dichiarato incostituzionali i programmi volti a astenersi da discriminazioni nelle ammissioni ai college universitari. La sentenza, che si basava sulla “clausola di pari protezione” del 14° emendamento, non riguardava direttamente le politiche aziendali, ma ha aperto la strada a decine di cause contro i programmi Dei nelle imprese. Edward Blum, l’attivista conservatore che ha promosso il caso sui college, ha dichiarato al Guardian che quella sentenza era solo “la fine dell’inizio”.
Il centro di osservazione Meltzer Center sta monitorando 68 casi in corso che sono ancora in tribunale, molti dei quali riguardano contenziosi sui programmi mirati come borse di studio, sovvenzioni o iniziative per gruppi di affinità specifici. Altre si concentrano sulla discriminazione inversa sul posto di lavoro, ad esempio, candidati o dipendenti bianchi che fanno causa alle aziende per aver presumibilmente dato la preferenza alle loro controparti non bianche.