Ariel, la missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa) per censire, per la prima volta, un migliaio di pianeti esterni al Sistema solare prende gradualmente forma. L’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha da poco confermato che i progetti italiani per il “carico utile” della missione Ariel (Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet Large-survey) hanno passato il primo step di approvazione: i sistemi progettati soddisfano i requisiti tecnici, scientifici e organizzativi. Ora si aspetta l’esito dell’ultimo step, la Critical Design Review, per passare alla fase di produzione.
Che cos’è Ariel
La Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet Large-survey, o Ariel, è un progetto dell’Esa che ha l’obiettivo di studiare le atmosfere di pianeti in orbita attorno a stelle diverse dal Sole. Per farlo il consorzio europeo, di cui fanno parte anche Asi, Inaf e Università di Firenze, realizzerà una serie di strumentazioni scientifiche, e in particolare un telescopio spaziale, per osservare nelle frequenze della luce visibile e dell’infrarosso circa mille esopianeti delle tipologie più varie. Giganti gassosi, pianeti di tipo nettuniano, super-Terre e simil-Terre verranno censiti per ottenere un catalogo di spettri planetari, composizione chimica e struttura atmosferiche, eventuali variazioni giorno-notte e stagionali e altri parametri, per capire meglio i meccanismi di formazione ed evoluzione degli esopianeti.
L’occhio di Ariel
Attore della missione Ariel sarà, dunque, il telescopio spaziale con uno specchio ellittico di un metro di diametro interamente in alluminio, in grado di raccogliere la luce visibile e infrarossa proveniente da lontani sistemi planetari. Grazie a degli spettrometri si potranno identificare gli elementi chimici presenti nelle atmosfere dei pianeti.
Il telescopio e parte dell’elettronica di bordo sono stati progettati da centri italiani, che, dopo l’ok definitivo del comitato tecnico, saranno responsabili anche della produzione (la struttura sarà realizzata da Leonardo e gli specchi da Media Lario) e dei test degli strumenti.
“Il principale contributo italiano al payload della missione Ariel è la realizzazione e test del telescopio, un progetto molto impegnativo non solo per l’ambiente criogenico in cui dovrà lavorare (-220°C), ma anche per il materiale da utilizzare e per la sua forma ellittica”, conferma Barbara Negri, responsabile Volo Umano e Sperimentazione Scientifica dell’Asi. “Nella missione Ariel ci sono anche altre importanti responsabilità italiane: l’elettronica di controllo dello strumento (Icu) e il ruolo dei nostri scienziati a livello di sistema di payload per gli aspetti elettronici e termici”.
Come ricorda Emanuele Pace, project manager nazionale del contributo italiano alla missione, il progetto verrà completato nel 2026, mentre il lancio della missione è previsto per il 2029. Ariel è frutto di un consorzio a cui partecipano oltre 50 istituti di 17 Paesi europei, con un contributo esterno della Nasa, coordinato dallo University College di Londra, dell’agenzia spaziale giapponese (Jaxa) e di quella canadese (Csa).
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di Mara Magistroni www.wired.it 2023-08-04 10:35:55 ,