Un tempo, in Asia, quando una donna partoriva poteva capitare che non uscissero di abitazione per diverse settimane. Mesi, persino. Una vecchia tradizione, quella del riposo post parto, che ha radici antiche soprattutto in Cina continentale. Ma non solo. 坐月子(zuò yuèzi) significa letteralmente “confinamento” ed è il termine con cui oggi ci si riferisce non più o non solo a questa tradizione, ma anche e soprattutto ai centri di assistenza post parto fioriti negli ultimi anni in tutta l’Asia orientale.
Questi centri, conosciuti con vari nomi, tra cui “alberghi di maternità” offrono un rifugio di riposo, recupero e guida per le donne durante il decisivo periodo immediatamente successivo al parto. D’altronde, in molte culture asiatiche, il periodo post parto è considerato un momento critico e vulnerabile sia per la madre che per il neonato. Tradizionalmente, si ritiene che il corpo della donna sia indebolito dopo il parto, rendendola suscettibile di squilibri fisici ed emotivi. Per rispondere a queste preoccupazioni, i centri di assistenza sono sorti uno dopo l’altro, offrendo un’assistenza personalizzata per sostenere il recupero della madre e favorire la sua transizione verso la maternità.
I numeri della crescita in tutta la regione
Obiettivo: un impatto meno traumatico per mamme e anche papà, ai quali è consentito restare quanto desiderano all’interno dei centri ed eventualmente anche trascorrere la notte nella stanza privata riservata a ogni neo mamma. Il settore è in piena espansione in Cina, con un’impennata del numero di centri da 550 nel 2013 a 4.800 nel 2021. Si prevede che il mercato del recupero post parto in Cina avrà un valore di 14,48 miliardi di yuan (2,2 miliardi di dollari) entro la fine 2023, grazie alla crescente consapevolezza della salute pubblica e al sostegno del governo.
Dall’introduzione della politica dei due figli, il governo ha compiuto notevoli sforzi per costruire progetti di assistenza materna e neonatale, incoraggiando le aziende a sviluppare trattamenti più innovativi per il sostegno delle madri. Di conseguenza, le donne scelgono sempre più spesso strutture professionali che offrono la terapia di recupero con l’enorme vantaggio di avere varie figure professionali tutte riunite in un unico luogo: ginecologi, pediatri, psicologi. Questo tipo di centri ha cominciato a comparire negli anni ’90 nella regione. E inizialmente erano considerati un lusso per persone ricche. Oggi, grazie alla maggiore accessibilità economica e alla crescita della classe media cinese, molte più madri possono accedere a questi servizi.
Anche in Giappone la diffusione di questi centri è in espansione. Per aiutare a prevenire la depressione post-partum, già da qualche anno il governo nipponico ha lanciato un sistema per sovvenzionare il 50% dei costi dei servizi di assistenza post-partum esternalizzati dai governi locali a ospedali, centri ostetrici e altre strutture. Secondo il ministero, la percentuale di comuni che utilizzano il programma è aumentata dal 4% nell’anno fiscale 2015 all’80% nell’anno fiscale 2021. Alcuni comuni, tuttavia, hanno solo una struttura. Secondo un’indagine del ministero, meno del 2% delle madri che hanno partorito nell’anno fiscale 2019 ha usufruito dell’assistenza post-parto.
Come funzionano i centri post parto in Corea del Sud e a Taiwan
I veri centri del settore sono Corea del Sud e Taiwan, dove la penetrazione del servizio arriva a superare il 70%. Nei sanhujoriwon sudcoreani, le madri ricevono servizi simili a quelli di un hotel, massaggi per rilassarsi, pasti e spuntini salutari e routine giornaliere di stretching ed esercizio fisico. Un soggiorno di due settimane in un sanhujoriwon coreano nel 2022, sia pubblico che privato, può costare 3,07 milioni di won, che equivalgono a circa 2250 euro. Con la possibilità di aggiungere servizi aggiuntivi che fanno inevitabilmente lievitare il prezzo.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-09-03 04:30:00 ,