di Viola Stefanello
Una sentenza dell’Alta Corte del Regno Unito ha rovesciato la decisione presa a gennaio secondo cui il ideatore di WikiLeaks, Julian Assange, non poteva essere estradato negli Stati Uniti per ragioni di salute mentale. La nuova decisione, presa in risposta a un appello statunitense, ribalta il primo verdetto. Ne consegue che il giornalista australiano ora rischia nuovamente di essere trasferito negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di carcere.
Secondo il capo della magistratura britannica, il Lord Chief Justice Ian Burnett, a cambiare le carte in tavola è stato il fatto che le autorità statunitensi hanno assicurato che Assange non verrà sottoposto a pene carcerarie altamente restrittive in America a meno che non commetta in futuro un altro reato che le meriti. “Siamo convinti che, se queste assicurazioni fossero state sottoposte alla giudice precedente, avrebbe risposto diversamente alla domanda in questione”, ha affermato.
Al momento non è chiaro se Assange possa presentare un altro ricorso per contestare ulteriormente la sua estradizione. Stella Morris, compagna di Assange, che da tempo lotta per la sua liberazione, ha definito la sentenza “un grave errore giudiziario”. Rebecca Vincent, che sta seguendo il caso per conto dell’organizzazione per la libertà di stanza Reporter senza frontiere, ha affermato che si tratta di “uno sviluppo assolutamente vergognoso che ha implicazioni allarmanti non solo per la salute mentale di Assange, ma anche per il giornalismo e la libertà di stampa in tutto il mondo“.
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Il caso Wikileaks
Assange, che ha lanciato la piattaforma Wikileaks per condividere documenti coperti da segreto in modo anonimo nel 2006, è ricercato da anni negli Stati Uniti con l’accusa di cospirazione e spionaggio per aver ottenuto e divulgato centinaia di migliaia di documenti relativi alle attività militari statunitensi in Afghanistan e Iraq, tra cui prove di crimini di guerra. Secondo Washington, la pubblicazione dei documenti ha messo a rischio la vita di diverse persone, rivelando i nomi di informatori e personale militare che si trovavano ancora in zone di guerra. Se venisse dichiarato colpevole, potrebbe essere condannato a un massimo di 175 anni di prigione – un precedente che potrebbe severamente dissuadere whistleblower e giornalisti investigativi dal rendere pubbliche le malefatte dei governi in futuro.
A fine ottobre, il governo statunitense aveva avviato il ricorso legale per tentare di ottenere l’estradizione del ideatore di WikiLeaks per l’ennesima volta, dopo che a gennaio un tribunale inglese aveva stabilito che Assange gode di una salute mentale troppo fragile per essere estradato negli Stati Uniti.
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www.wired.it
2021-12-10 10:41:34