“Perché non gli spariamo contro 150 testate nucleari e lo facciamo in mille pezzi?” suggerisce il generale Kimsey in Armageddon, il blockbuster con Bruce Willis in cui un asteroide si schianta sulla Terra. Ma quella delle bombe nucleari sarebbe davvero l’idea migliore per sventare la catastrofe? Ci sono diverse tecniche a cui possiamo pensare e una di queste l’abbiamo già messa in pratica.
Una questione di tempo
Di asteroidi vicini alla Terra (i Near-Earth Asteroids, o NEAs) ne conosciamo circa 30mila. Circa tremila di questi sono classificati come potenzialmente pericolosi, che vuol che si avvicinano molto alla Terra e che prima, qualcuno di questi, potrebbe urtare davvero. Riteniamo di conoscere ormai quasi tutti quelli più grandi di un chilometro, quelli più pericolosi e che causerebbero un disastro generale. Quelli più piccoli, come quello di 20 metri che si frammentò a Chelyabinsk nel 2013, possono però fare danni ingenti e morti su scala regionale, e non vanno quindi trascurati. La parola chiave è perciò monitoraggio, perché il primo passo per difendersi dagli asteroidi è quello di conoscerne le proprietà orbitali, fisiche e chimiche. Conosci il tuo nemico, come diceva Sun Tzu, perché è l’unico modo per sconfiggerlo, in questo caso di deviarlo. Organizzare un sistema di difesa planetaria richiede tempo, e solo avendo un congruo numero di anni a disposizione si può pensare di fare, davvero, qualcosa.
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di Luca Nardi www.wired.it 2024-10-02 05:00:00 ,