Tuttavia, le società che si sono scontrate pubblicamente con le normative europee sui dati di addestramento dell’AI sono state i giganti tech statunitensi. Quest’anno, il gruppo per i diritti digitali Noyb ha depositato una denuncia per cercare di impedire a X e Meta di utilizzare i dati personali degli europei per addestrare l’AI, sostenendo che le aziende stavano violando la legge europea sulla privacy.
Secondo Salla, la regolamentazione delle big tech dovrebbero essere lasciate alla nuova gerenza americana: “Dovrebbero essere regolate dal loro continente d’origine […] Deve essere fatto prima di tutto negli Stati Uniti“.
Il presidente eletto Donald Trump è stato fin qui vago sul tema, limitandosi a suggerire che andrebbe fatto “qualcosa” su Google, ma lasciando anche intendere che dividere l’azienda in più entità potrebbe essere eccessivo.
I timori dei critici
I critici di Salla sono preoccupati dal modo in cui le sue argomentazioni coincidono con quelle di Meta. Bram Vranken, ricercatore di Corporate Observatory Europe, un’associazione che si occupa di monitorare le attività di lobbying, fa riferimento a una lettera aperta firmata da 49 esponenti del settore, tra cui l’amministratore delegato di Meta Mark Zuckerberg, e pubblicata su un sito di Meta, che riprende la posizione di Salla, secondo cui le aziende di AI dovrebbero poter utilizzare i dati degli europei.
“Salla ha un’agenda che è molto, molto vicina a quella del suo ex datore di lavoro – commenta Vranken –. Quando una persona che faceva la lobbista va in Parlamento a ripetere gli stessi argomenti è negativo per la fiducia nella politica dell’Ue“. Salla sostiene che l’esperienza a Meta non ha cambiato le sue opinioni. “Ho parlato di regolamentazione digitale per un decennio prima di entrare a Meta – dice –. Non ho assolutamente legami con questa azienda […] È una grande azienda di cui non detengo alcuna azione“.
Salla è solo una degli oltre 700 deputati al Parlamento europeo. Tuttavia, i dibattiti passati sulle politiche tecnologiche dimostrano che una manciata di eurodeputati particolarmente schietti possono determinare le leggi, sottolinea Vranken: “Se se la gioca bene, [Salla] può avere un’influenza piuttosto importante sulla posizione politica del Ppe“. A marzo l’eurodeputato tedesco Andreas Schwab, sostenitore del Dma e uno dei membri del Ppe più prolifici in materia di big tech, ha dichiarato a Wired US che le nuove regole dovrebbero spingere l’internet europea a “cambiare in la parte migliore“.
Nei prossimi cinque anni, Salla si aspetta che una delle sue sfide più grandi sarà rappresentata dalle posizioni secondo cui che l’Ue ha bisogno di più regolamenti tecnologici per colmare le lacune delle norme esistenti. “Questo mi preoccupa molto“, ammetta. A Bruxelles si sta già discutendo di una legge sulla correttezza digitale come risposta a problemi che vanno dalla progettazione di telefoni che creano dipendenza all’influencer marketing. Salla, però, ritiene che l’Ue dovrebbe concentrarsi sull’applicazione delle normative esistenti, invece che proporne di nuove. “Abbiamo bisogno di un ambiente stabile per gli investimenti delle nostre aziende – afferma –, in cui non si cambino continuamente le regole e la legislazione“.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.
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di Morgan Meaker www.wired.it 2024-11-18 15:48:00 ,