Il ministro: «Nessuno vuole favorire i più ricchi. Servirà leale collaborazione». «Da amante del maiale non butto via niente. Ci sono parti buone nel lavoro di Stefani, Boccia e Gelmini, ma io devo costruire una nave che vada in porto»
«Nessuno vuole dividere il Paese. Nessuno vuole avvantaggiare le regioni più ricche. Anzi: le Autonomie sono la strada maestra per ricucire il nord e il sud dell’Italia». Roberto Calderoli da pochi giorni è il ministro agli Affari regionali e Autonomie. Dopo una lunga storia personale in cui è stato l’architetto del federalismo fiscale (2009) e della «devolution» su cui si è giocato il referendum costituzionale del 2006: «E quest’anno — dice — festeggiamo i 21 anni in cui le autonomie non si sono avverate».
Poi però si è arrivati al concetto di «legge quadro». Che a lei non piace, giusto?
«Il concetto di legge quadro a me fa i venire i brividi, io la chiamo semplicemente la legge per l’attuazione dell’autonomia. In effetti, all’inizio io ero convinto che fosse sufficiente un’intesa tra il governo e ciascuna Regione».
«Ora, penso che se la legge di attuazione potrà servire a un coinvolgimento del Parlamento in modo da convincere gli incerti e dare un quadro percorribile con tappe scadenzato nel tempo, allora sono arrivato all’ipotesi della legge di attuazione».
A proposito, i tempi. Quando pensa che si potrà arrivare a dire: l’autonomia è arrivata?
«Io mi sono dato un’agenda personale che però è mia e non voglio imporla a nessuno. Io direi che potremmo arrivare a un testo in Consiglio dei ministri entro Natale e poi partirà il Parlamento».
«Direi entro maggio alla Camera ed entro il 22 ottobre al Senato. Ho giurato da ministro nel quinto anniversario dei referendum per l’Autonomia di Lombardia e Veneto. Io spero e conto che non si debba arrivare al sesto».
Ministro, perdoni. Però, con il lavoro dei suoi predecessori pareva che il lavoro fosse praticamente compiuto. Non è così?
«Da amante del maiale e dei suoi derivati, io non butto via niente. Mi sono andato a leggere tutto e ricostruire tutti i passaggi. Ci sono parti buone nel lavoro di Stefani, Boccia e Gelmini. Ma io devo costruire una nave che vada in porto, le altre non sono mai entrate in acqua. Una nave che non solo galleggi, ma che con i marinai e nostromi sia in grado di affrontare i marosi».
Chi sono i nemici delle autonomie?
«Francesco Boccia è tra i frenatori, ma Bonaccini — di cui si parla come possibile segretario Pd — e il presidente toscano Giani ne sono tra i più convinti sostenitori. In fondo non credo che ci siano difficoltà vere da parte di quel partito. I 5 stelle semmai, probabilmente perché ancora non hanno capito lo spirito. E forse, qualche Regione del Sud a cui voglio ricordare che se non chiedessero nuove competenze, nulla per loro cambierebbe. Ma io ho un sogno diverso».
«Che ogni Regione arrivi a chiedere qualcosa di specifico per il proprio territorio. Partendo dal principio che molte questioni sono rimaste irrisolte, ritengo che si possa arrivare a una soluzione con un metodo diverso, senza dividerci ma con un nord e un sud che si prendano per mano. Il principio è quello della leale collaborazione. Io sono convinto che tutte le Regioni si attiveranno. Magari qualcuna chiederà una sola competenza in più. Ma lo faranno tutti».
Ora lei come si muoverà? Come arriverà a portare a Palazzo Chigi il testo?
«Dopo aver avuto il massimo assenso possibile dalle Regioni, ma anche Comuni e Province, solo allora mi confronterò con le forze di maggioranza prima e di opposizione poi. Dopo questi passaggi — e mi preparo a muovermi molto perché non li farò a distanza — porterò la proposta a Palazzo Chigi, previo passaggio in Conferenza unificata. A quel punto, il cammino parlamentare dovrebbe essere più semplice».
Il Veneto ha chiesto 23 competenze, tutte quelle ammissibili dalla Costituzione. Sarà possibile?
«Se la Costituzione non si cambia, tutte sono possibili. Ma il mio suggerimento è quello del work in progress: acquisisco alcune competenze, verifico il funzionamento, capisco gli aggiustamenti anche finanziari… Io la vedo più in questi termini. Non dimentichiamo che le Regioni avranno bisogno di un grande lavoro di riordino di tutta la loro organizzazione».
28 ottobre 2022 (modifica il 28 ottobre 2022 | 07:35)
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Marco Cremonesi , 2022-10-28 05:36:25 ,