Da un lato il disegno di legge, già trasmesso a Palazzo Chigi, dall’altro la cabina di regia sui livelli essenziali di assistenza, prevista dalla manovra, che potrebbe essere operativa già entro un mese. Il lavoro sull’autonomia differenziata «può finalmente entrare nel vivo», esulta Roberto Calderoli. Il testo trasmesso alla presidenza del Consiglio per Calderoli riprende le indicazioni delle Regioni e le «riflessioni nate dal primo confronto in Parlamento e con gli altri interlocutori». La speranza del ministro leghista è che la legge possa uscire dal Consiglio dei ministri con approvazione preliminare e quindi venga mandata in Conferenza unificata nel mese di gennaio e che per gennaio possa essere approvata come proposta di legge, per poi essere discussa dal Parlamento».
Calderoli: non spacchiamo l’Italia
La Lega vorrebbe andare di corsa sull’autonomia, anche se lo stesso Calderoli, continua a lanciare rassicurazioni di non avere alcuna intenzione di «spaccare il paese» con il trasferimento di funzioni e risorse alle Regioni del Nord. E sfrutta il treno della legge di bilancio per spingere la definizione dei «livelli essenziali delle prestazioni» (Lep), cioè la misura minima dei servizi pubblici da garantire in tutta Italia. La norma studiata al ministero per gli Affari regionali e le Autonomie crea a palazzo Chigi una Cabina di regia sui Lep, che entro un anno predisporrà i Dpcm che definiranno i livelli essenziali delle prestazioni e i relativi costi e fabbisogni standard nelle materie che possono traslocare dal centro alle regioni con l’autonomia differenziata in base all’articolo 116, terzo comma della Costituzione. Quanto ai tempi, i primi trasferimenti arriveranno a gennaio 2024. Il tutto d’intesa con la Conferenza Unificata e con il parere parlamentare.
I livelli essenziali delle prestazioni
I livelli essenziali delle prestazioni puntano a essere una garanzia per le aree meno avanzate perché, come recita anche la nuova norma inserita nel testo della legge di bilancio, misurano «la soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale» oltre che per regolare i rapporti finanziari fra Stato e autonomie e «favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al Pnrr».
Bonaccini: così autonomia spacca Italia e penalizza Sud
Dall’altro lato il Partito democratico protesta perché il testo non è stato prima davvero condiviso con le Regioni. «L’autonomia proposta dalla destra spacca l’Italia e penalizza il Mezzogiorno. Il Governo si fermi e torni a confrontarsi con le Regioni e con i sindaci anziché calare dall’alto scelte sbagliate. All’Italia non servono divisioni perchè di fratture ne ha già abbastanza. Serve invece un’autonomia giusta e solidale, che semplifichi la vita di cittadini e imprese, che avvicini le scelte al territorio, che consenta di programmare e gestire meglio le risorse e di realizzare investimenti in tempi più rapidi» scrive su Fb il governatore dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini, per il quale superare i divari territoriali – al pari di quelli economici e sociali, di genere e generazionali – è una priorità assoluta per un Paese che viaggia a troppe velocità, conclude.
Sindaci Sud a Mattarella: non acuire disparità
Preoccupati anche i sindaci del Sud. Alcuni di loro hanno inviato una lettera al capo dello Stato nella quale ringraziano il Presidente «per aver fatto riferimento, nel Suo discorso di fine anno, alla Costituzione e alle ingiustizie determinate dalle differenze tra i diversi territori del nostro Paese». Di qui la richiesta «di suggerire alle forze politiche del nostro Paese di prevedere, come primo punto della loro agenda politica, misure che possano ridurre queste distanze». Più di 100 primi cittadini hanno già deciso di inviare una mail al Quirinale con lo stesso testo, chiedendo di «sollecitare i partiti a intervenire su queste disparità anziché insistere su un progetto di autonomia differenziata che potrà soltanto acuirle».