Non c’è pace per Avetrana, il piccolo comune nel territorio di Taranto già teatro nel 2010 di uno dei più efferati e chiacchierati crimini della nostra cronaca nera recente, ovvero l’omicidio di Sarah Scazzi con il conseguente circo mediatico che ha scatenato. Ora tutta la triste e confusa vicenda è al centro di una serie fiction, Avetrana: Qui non è Hollywood, che è stata presentata alla Festa del cinema di Roma lo scorso 20 ottobre e che invece il 25 dovrebbe debuttare in streaming su Disney+. Il condizionale è divenuto d’obbligo nelle scorse ore, quando ossia è arrivata la notizia che il Comune di Avetrana, appunto, nella figura del suo sindaco Antonio Iazzi, avrebbe chiesto un ricorso cautelare d’urgenza per chiedere la rettifica della denominazione della serie tv. Il titolo, insomma, risulterebbe denigratorio nei confronti della cittadina pugliese: il sindaco ha chiesto di visionare i quattro episodi che compongono questa produzione per valutarne la “portata diffamatoria”. Il timore è che tutti gli abitanti del luogo siano dipinti come gente “ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati”.
Il Comune, in effetti, aveva preso posizione già a suo tempo, quando si era costituito parte civile nel processo penale a carico di Michele Misseri, padre e marito delle due condannate per l’omicidio (Cosima e Sabrina Misseri), ma che all’inizio si era costituito come artefice del fatto. Insomma una vicenda anche giudiziariamente molto complessa, in cui le autorità locali hanno da sempre cercato di emergere come alternativa “positiva”. Ora la diffusione di questo adattamento in forma di fiction, secondo i diretti interessati, potrebbe risultare come “un ulteriore attentato ai diritti della personalità dell’ente comunale”. però non erano mancate le critiche all’annuncio dell’arrivo della serie stessa, da una parte perché è sempre un’operazione ambigua rivangare fatti di cronaca così delicati e recenti e dall’altra perché le prime immagini circolate – a partire dal primissimo poster ufficiale – sembravano avere una patina vagamente caricaturale dei protagonisti ritratti nella serie.
Chi ha visto la serie, però, ne sottolinea anche l’intento profondo, quello ossia di esplorare la psiche non solo di vittima, carnefici e complici ma anche di ritrarre un sistema di proprietà e di attenzione mediatica che è esploso attorno al caso stesso, con tutto il carrozzone di clamori, pettegolezzi, pregiudizi, falsificazioni e mistificazioni. C’è da capire se il Comune di Avetrana e, ancor di più, le autorità giudiziarie riterranno che in sé e per sé Avetrana: Qui non è Hollywood rischi di minare ulteriormente l’immagine di un paesino che, dal suo quieto e pacioso vivere, è ormai da quasi quindici anni diventato sinonimo di uno degli omicidi più sconvolgenti della storia italiana.