Una storia vera, dunque, che il 26 agosto 2010 prende le mosse da un piccolo paese nel territorio di Taranto, Avetrana: proprio quel giorno viene denunciata la scomparsa della quindicenne Sarah Scazzi, uscita di casa nel primo pomeriggio per raggiungere la cugina Sabrina Misseri a casa sua, a poche centinaia di metri, ma poi scomparsa nel nulla. Le indagini si concentrano da principio sui contatti che Scazzi, dipinta come ribelle e insoddisfatta del intolleranza familiare, cercava con ragazzi più grandi di lei soprattutto sui social. Ipotizzando una fuga o il rapimento da parte di qualche adescatore, i famigliari – compresa e soprattutto la cugina Sabrina – lanciano svariati appelli in tv per il ritrovamento della giovane.
La prima confessione, le indagini e il processo
La svolta viene il 29 settembre, quando lo zio di Sarah, Cosimo Misseri, sostiene di aver rinvenuto in un campo poco lontano da casa sua il cellulare semicarbonizzato della ragazza e di sapere come ritrovare la nipote, addensando su di sé i sospetti. Il 6 ottobre Misseri confessa l’omicidio dopo un tentativo di stupro e indica il luogo in cui ha occultato il cadavere, un pozzo di raccolta delle acque nelle campagne di Avetrana (il ritrovamento del corpo è avvenuto e la comunicazione della notizia alla madre di Sarah avvengono in diretta nella trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto?). Dopo il funerale della ragazza, però, Cosimo Misseri ritratta la sua confessione e in qualche modo indirizza gli inquirenti verso la figlia Sabrina, parlando di un gioco finito in litigio. Gli inquirenti dunque sospettano della gelosia di Sabrina nei confronti di Sarah, essendosi entrambe infatuate di un giovane del luogo di nome Ivano Russo.
Le indagini e poi il processo, conclusosi nel 2013, condannano all’ergastolo Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, mentre il padre Michele Misseri viene condannato a 8 anni per per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove. Secondo le ricostruzioni, non essendo stati rinvenuti “segni di lotta” sul corpo della vittima, madre e figlia avrebbero strangolato Sarah con un oggetto simile a una cintura, una che la teneva ferma e l’altra che la strangolava effettivamente. A giustificare il gesto omicida sarebbe stata appunto la gelosia di Sabrina, ma anche la volontà di proteggere la famiglia da malelingue visto che Sarah cercava attenzioni da ragazzi più grandi come Ivano. Ancora in carcere, Sabrina Misseri e la madre Cosima si professano tuttora innocenti, mentre Michele Misseri è uscito dal carcere, con diversi sconti di pena, nel febbraio 2024. Ora sarà da capire se Avetrana: Questa non è Hollywood aggiungerà ulteriori punti di vista a questa faccenda dai tanti lati oscuri.
Leggi tutto su www.wired.it
di Paolo Armelli www.wired.it 2024-09-20 13:48:31 ,