Ventotto gatti in Polonia sono risultati positivi all’influenza aviaria. Potrebbe sembrare una notizia trascurabile. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è invece un segnale di allarme.
Vuol dire che il virus dell’influenza aviaria H5N1, che da qualche anno circola in dosi abbondanti negli uccelli, inclusi i gabbiani nei pressi delle città, oggi è capace di diffondersi anche fra i mammiferi. Essendo l’uomo un mammifero, da oggi è un po’ meno improbabile che H5N1 arrivi anche a noi.
L’Istituto zooprofilattico delle Venezie ha appena pubblicato una nota in cui raccomanda di aumentare la sorveglianza nei carnivori selvatici o domestici nelle aree ad alto rischio e di evitare il contatto degli animali domestici carnivori con animali decessi o malati, siano essi uccelli o altri mammiferi.
Casi sporadici di aviaria anche nell’uomo sono stati registrati nei mesi scorsi: due in Gran Bretagna, diversi in Cile, cinque in Cina, dove si è registrata una vittima. Si trattava di persone che erano state a contatto diretto con uccelli infetti – soprattutto pollame per il consumo alimentare – e che non avevano contagiato le persone a loro vicine. La capacità del virus di trasmettersi da un individuo all’altro – il tanto temuto salto di specie – non è quindi avvenuto fino a oggi fra gli esseri umani.
Se i 28 gatti polacchi (più un caracal, un felino selvatico) si siano contagiati l’uno con l’altro non è chiaro. Non c’è nulla che lo indichi, visto che si trovavano in regioni diverse. Cinque di loro però vivevano chiusi in dimora, senza la possibilità di uscire e andare a caccia. Non è chiaro come possano essersi infettati.
I felini malati di aviaria mostravano sintomi respiratori, gastrointestinali e neurologici. Undici sono decessi spontaneamente, 14 sono stati invece abbattuti.
Dalla fine d’aprile e fino al 23 giugno in tutta Europa c’erano stati altri 98 contagi di aviaria fra gli animali domestici, incluso un focolaio di 5 cani e un gatto in Italia. Gli animali vivevano in un allevamento di pollame infetto nel bresciano. Non hanno avuto sintomi, ma i test sierologici hanno mostrato la presenza di anticorpi per H5N1.
Da allora l’Oms ha rafforzato i monitoraggi e l’Efsa (Autorità alimentare europea) ha raccomandato ai proprietari di tenere sotto controllo i propri animali.
Il rischio è che cani e gatti (soprattutto questi ultimi) vadano a caccia di volatili, e che si possano infettare mangiandone le carni. Non a caso al virus H5N1 sono già risultate positive nei mesi scorsi volpi, faine e lontre.
Il focolaio polacco ha spinto l’Oms a rivedere leggermente il valore di allarme per l’uomo. Per la gente normale il rischio di contagio a seguito di contatto con gatti infetti resta basso. Per i proprietari degli animali o per i veterinari diventa invece moderato, “senza l’uso di dispositivi di protezione”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-07-17 14:00:00 ,www.repubblica.it