Chi non ha mai desiderato almeno una volta di mettere in pausa il tempo che passa? Oggi sappiamo che c’è chi riesce a farlo veramente. Si tratta degli axolotl, anfibi che riuscirebbero a fermare proprio uno dei segnali chiave nel processo di invecchiamento. A riferirlo è stato un team di esame internazionale, secondo cui questa scoperta potrebbe migliorare la nostra comprensione sui meccanismi alla base della longevità e della rigenerazione. Lo studio è stato pubblicato su bioRxiv.
Gli axolotl
Gli axolotl, il cui nome ufficiale è Ambystoma mexicanum, appartengono a un gruppo di anfibi chiamati salamandre, rinomati per le loro straordinarie capacità rigenerative. Possono, per esempio, far ricrescere, quando amputati, i loro arti o le loro code. Tuttavia, ancora oggi la scienza non è riuscita a capire il motivo per cui queste creature mostrano un’eccezionale longevità, resistenza alle malattie legate all’età e un’apparente mancanza di declino fisiologico nel corso della vita. In altre parole, quindi, non sembrerebbero mostrare segni evidenti di invecchiamento, una caratteristica che va sotto il nome di senescenza trascurabile, così come la causa di morte rimane ancora un mistero. “Fondamentalmente, nessuno nel campo sa di cosa muoiono gli axolotl”, ha commentato al New Scientist Maximina Yun, tra gli autori dello studio.
Gli orologi epigenetici
Per capire se gli axolotl mostrino o meno i segni epigenetici dell’invecchiamento, i ricercatori del nuovo studio si sono concentrati sulla metilazione del dna, meccanismo attraverso il quale le cellule possono controllare l’espressione genica, attivando o disattivando i geni. Nella maggior parte dei vertebrati, per esempio, la struttura dei marcatori chimici lungo il genoma cambia nel tempo ed esistono modelli statistici, chiamati orologi epigenetici, che correlano questi modelli di cambiamento con l’età cronologica. Ma per gli axolotl, come riferiscono i ricercatori, questo orologio epigenetico sembra fermarsi dopo i primi quattro anni di vita. “È un fenomeno strano che non ho visto in nessun’altra specie”, ha spiegato il co-autore Steve Horvath. Dopo quel periodo di tempo, i modelli di metilazione degli axolotl rimangono stabili per il resto della loro vita. “Ciò è notevole in quanto suggerisce che, almeno a livello epigenetico, gli axolotl possono effettivamente mostrare una senescenza trascurabile”, ha affermato Yun.
Rigenerazione e invecchiamento
I risultati del nuovo studio, quindi, suggeriscono che questa specie si differenzia dai modelli di invecchiamento epigenetico conosciuti. “Questo studio fornisce informazioni molecolari sulla senescenza trascurabile e approfondisce la nostra comprensione dell’interazione tra rigenerazione e invecchiamento”, scrivono gli autori. In particolare, quando il team ha esaminato i modelli di metilazione negli arti rigenerati dell’axolotl, ha scoperto che erano epigeneticamente più giovani rispetto al resto dell’organismo. “È un esempio di ringiovanimento naturale”, ha commentato Yun, sottolineando che questo dato aumenta la possibilità che gli animali in grado di rigenerarsi nel corso della vita mantengano una sorta di flessibilità di sviluppo che contrasta alcuni processi di invecchiamento. “Abbiamo bisogno di scavare più a fondo nella biologia dell’axolotl per esserne certi”, ha concluso l’esperta.
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di Marta Musso www.wired.it 2024-09-25 09:39:57 ,