La destra si prepara a votare contro il certificato europeo di filiazione, la proposta dell’Unione europea per assicurare il riconoscimento dei diritti dei minori in tutto il territorio comunitario, indipendentemente dal concepimento. In questo modo si assicurano uguali diritti ai bambini nati da coppie eterogenitoriali e omogenitoriali o adottati. Fratelli d’Italia vuole invece schierarsi con i paesi ostili al riconoscimento di eguali diritti civili per tutti, come la Polonia e la filorussa Ungheria, nonostante il parere positivo dato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Cosa sappiamo:
- Cos’è il Regolamento europeo sulla filiazione
- Cosa non prevede il Regolamento
- Come si schiera l’Italia
Cos’è il Regolamento europeo sulla filiazione
Il Regolamento europeo sulla filiazione e per la creazione di un certificato unico in materia è “uno strumento per la tutela dei diritti dei minorenni” ha detto Carla Garlatti, la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, durante la sua audizione presso la Commissione politiche dell’Unione europea al Senato dello scorso 7 marzo.
La proposta vuole chiarire e uniformare le norme da applicare per l’accertamento e il riconoscimento della filiazione sul piano transnazionale, andando così a eliminare qualunque discriminazione tra bambini nati da coppie eterogenitoriali e omogenitoriali o adottati.
In altre parole, come si legge sul documento europeo, la Commissione vuole garantire che “la genitorialità stabilita in uno Stato membro” venga “riconosciuta in ogni altro Stato membro, senza alcuna procedura speciale”. Una disposizione volta a tutelare l’interesse superiore dei minorenni e i loro diritti, compreso quello di libera circolazione per “tutti i tipi di famiglie” che, per qualunque motivazione, debbano spostarsi da uno stato all’altro.
Cosa non prevede il Regolamento
Come sottolineato dalla Garante, il regolamento non si occupa di modificare il diritto di famiglia interno ai paesi, che resta di competenza esclusiva dello Stato. Si propone invece di semplificare le procedure in grado di assicurare il riconoscimento dei diritti civili delle persone minorenni, sanciti da uno Stato membro, in tutti gli altri paesi dell’Unione europea, a prescindere da chi siano i genitori.
Inoltre, il certificato europeo di filiazione non va ad agevolare, come sostiene la destra, il ricorso alla pratica della maternità surrogata, perché non comporta un riconoscimento automatico della paternità o della maternità. Al contrario, il Regolamento segue quanto già previsto dal nostro ordinamento a riguardo, che afferma la necessità di garantire comunque la tutela dei minori nati da maternità surrogata, prevedendo il ricorso all’adozione.
Come si schiera l’Italia
L’Italia, nella veste del governo Meloni, vuole ostacolare questo strumento, sostenendo come vada a invalidare il diritto italiano in materia di maternità surrogata. Ma, come già detto, il certificato di filiazione non prevede né un riconoscimento automatico di paternità e maternità, né costituirebbe una trascrizione automatica nell’anagrafe italiana. Si tratterebbe piuttosto di una specie di carta di identità europea del minore, per garantirgli l’accesso ai suoi diritti civili e sociali, anche se in uno Stato europeo il suo status di figlio o figlia non risulti tale.
Pertanto, risulta chiaro come l’opposizione della destra non riguardi veramente la questione della maternità surrogata, quanto la possibilità concreta delle coppie omogenitoriali di poter avere figli che vengano riconosciuti come tali, senza necessità di procedure speciali e in grado di poter beneficiare dei diritti conferiti a livello nazionale.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-03-13 13:17:31 ,