Se si vuole investire sulla grande tecnologia emergente o sulla space economy, non serve essere in contatto con un grande fondo di venture capital e con i business angel internazionali. Banca Investis apre il mercato dell’innovazione alla clientela private e istituzionale, attraverso fondi focalizzati sugli investimenti alternativi che vanno a sostenere i round di aumento di capitale delle più promettenti società su scala complessivo. Nel 2024 sono stati veicolati 130 milioni di euro in due operazioni con protagoniste OpenAI, società simbolo della GenAI, e Groq, azienda americana che sviluppa chip progettati per l’intelligenza artificiale. “Per il 2025 possiamo arrivare a 300 milioni, tra clientela istituzionale e private”, spiega a Wired il ceo di Banca Investis, Stefano Vecchi.
La banca, nata come family office torinese più di 40 anni fa, oggi è una challanger bank specializzata nella gestione del patrimonio. “Abbiamo deliberato di lavorare sugli investimenti alternativi per dare ai clienti che hanno un orizzonte temporale molto ampio la possibilità di investire sulle nuove tecnologie non ancora disponibili sul mercato azionario”, sottolinea il top manager. Un primo esperimento era stato fatto con l’italiana D-Orbit e per lo spazio ci sarà una nuova opportunità già nei primi mesi del 2025, ma in futuro si guarda anche ad altri settori legati all’innovazione per ora top secret: “Cerchiamo progetti trasformativi di medio-lungo periodo che possano avere un impatto positivo sulla vita delle persone e un ritorno importante per gli investitori”.
Nel 2024 oltre 100 milioni sono finiti su OpenAI, raccolti da una platea di investitori istituzionali. A contribuire alla raccolta di Groq, invece, sono state anche le famiglie private. “Abbiamo avuto un riscontro positivo, oltre le aspettative. Volevamo portare qualcosa di nuovo ai nostri clienti, ma siamo riusciti a entrare in contatto con famiglie che non conoscevamo e che hanno mostrato una certa vocazione a fare investimenti in tecnologia di frontiera. Eppure Groq, sebbene sia valutata oltre i 4,5 miliardi di euro, non ha il brand che può avere una OpenAI che è sempre la mamma di ChatGPT”.
Una app conversazionale che viaggia sull’AI
Proprio ChatGpt è uno dei motori della nuova app conversazionale della banca: Niwa, sviluppata tra gli altri con Bain Company, Codermine ed Expert Ai. “Abbiamo cercato di mettere assieme diverse software house per riprodurre quello che accade quando parliamo nei salottini con i nostri clienti: raccontare quello che sta succedendo sul mercato, filtrare le notizie e rispondere in maniera puntuale alle domande”, evidenzia Vecchi.
Il prossimo passo, aggiunge il top manager, “è permettere a Niwa di adempiere proposte di collisione, sfruttando la tecnologia che mettiamo a disposizione nella gestione del portafoglio e valutato richieste, preferenze e abitudini di collisione dei clienti. La app si comporterà sempre come un banker junior, con ogni idea – assicura Vecchi – che va poi vagliata dal collega senior”.
La app conversazionale accorcia la distanza banca-clienti a ogni ora del giorno ed è trasversale. “Ci aspettavamo di avere un pubblico giovane, invece abbiamo avuto utilizzatori che sono anche molto più grandi del previsto. Questo conferma che oggi lo smartphone è una tecnologia adatta a tutte le fasce di età, ma vuol dire anche che i clienti hanno trovato Niwa particolarmente facile ed intuitiva, senza un menù a tendina nel quale destreggiarsi”, perché la app funziona con prompt che rispondono alle esigenze dirette delle persone.