Banche, bruciati 9 miliardi. Cina in deflazione: borse asiatiche negative

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I prezzi al consumo in Cina cedono a luglio lo 0,3% su base annua, segnalando il primo calo da febbraio 2021 e la fase di deflazione in scia al rallentamento dei consumi interni che complica la ripresa economica. Il dato, il principale indicatore dell’inflazione, era pari a zero a giugno e si confronta con attese di -0,4%. Secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica, vanno male anche i prezzi alla produzione: -4,4% annuo, peggio delle stime di -4,1% e meglio del -5,4% di giugno. La frenata di luglio è la decima di fila a segnalare una deflazione tra la debole domanda e i prezzi delle materie prime in rallentamento.

La Borsa di Tokyo avvia gli scambi in ribasso, seguendo la contrazione di Wall Street, appesantita dalle vendite sul settore bancario e i dati poco incoraggianti del commercio in Cina. L’indice di riferimento Nikkei cede lo 0,31%, a quota 32.276,17, segnando una perdita di oltre 100 punti. Sul mercato valutario prosegue la fase di deprezzamento dello yen sul dollaro, a 143,20, e poco sopra a 157 sull’euro. ça Borsa di Hong Kong apre la seduta in territorio negativo: l’indice Hang Seng cede lo 0,65%, a 19.059,58 punti. Avvio negativo anche per le Borse cinesi: l’indice Composite di Shanghai cede lo 0,29%, a 3.251,15 punti, mentre quello di Shenzhen perde lo 0,27%, a quota 2.045,48.

Per quanto riguarda l’Europa, fari puntati di nuovo su Milano, per effetto della tassa sugli extraprofitti delle banche introdotta dal governo Meloni. Martedì 8 agosto il il Ftse Mib che ha segnato la performance peggiore del Vecchio Continente ed è tornato sotto la soglia dei 28mila punti. I titoli delle banche hanno bruciato in una sola seduta circa 9,5 miliardi di capitalizzazione mentre, secondo i calcoli di Radiocor, nei primi sei mesi del 2023 la tassa dovrebbe pesare sulle prime sei banche italiane per circa 2,5 miliardi.

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