Un aggiornamento al listino delle commissioni e una revisione del modello operativo. L’ha annunciato a inizio gennaio Bancomat, la società partecipata da 122 banche italiane che gestisce i circuiti di prelevamento e di pagamento più diffusi nel paese, comunicando ai suoi aderenti i dettagli del prezzario pronto per l’adozione dall’1 luglio 2025.
Si tratta della prima revisione delle tariffe dopo più due anni in cui l’azienda leader dei servizi di pagamento digitale non le aveva toccate. Una scelta che ha già suscitato reazioni nella filiera dei pagamenti, preoccupata dal ritocco. Che, comunque, permetterebbe a Bancomat di continuare a offrire tariffe più competitive rispetto ai circuiti internazionali di carte di credito come Visa e Mastercard.
Bancomat, cosa cambia
Il nuovo listino tariffe Bancomat introdurrà alcune modifiche significative, come per esempio una differenziazione delle commissioni basata sul valore del bene acquistato. In particolare, le commissioni saranno più basse per beni di valore ridotto, come un caffè, e più alte per acquisti di beni di lusso, come una borsa di una casa di moda prestigiosa. Tale approccio è finalizzato a rendere il sistema più flessibile e adatto alle esigenze del mercato.
Un altro elemento di novità è poi l’inclusione di servizi moderni e innovativi. Tra questi, figurano gli accordi già stipulati con Apple Pay e Amazon, oltre a ulteriori servizi che verranno introdotti nei prossimi mesi per allineare l’offerta di Bancomat a quella dei principali competitor internazionali.
L’aggiornamento delle tariffe segue l’ingresso nel capitale della società del Fondo strategico italiano (Fsi), che è diventato il primo azionista del circuito con una quota del 44%, superando affinità Sanpaolo e Unicredit. Tale evento ha segnato un cambiamento significativo nel modello industriale dell’azienda, che da semplice fornitore di servizi per le banche azioniste si sta di fatto trasformando in un’impresa orientata al mercato.
La nuova struttura consente però a Bancomat di incrementare gli investimenti in innovazione e di perseguire l’espansione internazionale. Fino a fine giugno, le commissioni di Bancomat incideranno infatti per lo 0,2-0,3% sul costo della transazione per gli esercenti. Un livello comunque dipendente rispetto alla media dello 0,7% delle commissioni totali applicate dai circuiti di debito e all’1,2% delle carte di credito. Gli aumenti previsti potrebbero influire sui margini dei cosiddetti acquirer, piuttosto le banche e gli intermediari che collegano i negozianti al circuito e rendono possibile l’accettazione dei pagamenti tramite pos.
Considerando il volume delle transazioni gestite, anche un lieve incremento delle commissioni potrebbe di fatto tradursi in un impatto sui ricavi e sui margini degli acquirer. Sarà quindi necessario monitorare se tali costi saranno trasferiti agli esercenti o se gli intermediari decideranno di assorbirli, riducendo i propri margini pur di mantenere inalterate le commissioni finali applicate ai commercianti.
Il circuito Bancomat gestisce attualmente 29,1 milioni di carte e ha registrato nel 2023 ricavi per 52,5 milioni di euro. Ogni anno sono effettuati oltre 390 milioni di pagamenti sul circuito (l’80% dei quali in modalità contactless) e 66 milioni di prelievi.
Le novità in vista prevedono anche una modifica estetica evidente: entro l’1 luglio, scomparirà dalle nuove carte il logo Pagobancomat. Un cambiamento emblematico, che riflette l’intenzione di Bancomat di rinnovare la propria immagine e consolidare la sua identità come marchio unico.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2025-01-09 14:54:00 ,