Il piano nazionale di investimenti per la banda ultralarga prosegue a rilento dal 2016 e, nella sua audizione presso la Commissione Trasporti della Camera, il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha confermato che non ci sarà alcuna accelerazione. Al contrario, le sue dichiarazioni lasciano intendere che difficilmente gli interventi in corso potranno essere completati entro il 2026, scadenza fissata dalla strategia per la banda larga battezzata nel 2021 dal governo Draghi.
Rete unica
Presentando i pilastri del suo mandato governativo, Butti ha voluto sottolineare che il governo Meloni non chiamerà più il progetto di rete unica “unica”, ma “rete nazionale”, per sottolineare l’intenzione del governo Meloni di riportare il controllo della rete sotto Tim, escludendo quindi l’operatore Open Fiber, controllato da Cassa depositi e prestiti. E su questo tema ha lanciato un altro chiarimento, cioè che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sarà realizzato “indipendentemente dal tema della rete nazionale e delle discussioni sul futuro degli operatori di telecomunicazioni in campo”.
Una scelta particolare, dato che i due interventi sono abbastanza interconnessi e che l’obiettivo della creazione di una rete unica era proprio quello di accelerare la diffusione della banda ultralarga in tutta Italia. E lo stesso Butti, parlando di connettività, ha messo insieme la “rete nazionale”, con la diffusione del 5G e gli interventi “atti a realizzare connessioni in fibra per i cittadini, scuole ospedali e isole minori”. Punti contenuti all’interno della strategia per la banda larga voluta dal governo Draghi e foraggiata con 6,7 miliardi del Pnrr.
Piano 1 Giga
Probabilmente, la dichiarazione nasce dalla consapevolezza che il lavoro per affidare la rete unica a Tim sarà molto lungo, considerando anche che tutti gli step fatti finora per integrare le infrastrutture di Tim e Open Fiber sono praticamente da buttare. Ma i problemi non finiscono qui. Una delle più grandi criticità riguarda il piano Italia 1 Giga. Butti ha accusato Tim e Open Fiber hanno lavorato decisamente a rilento, riuscendo a connettere un numero “nettamente inferiore a quanto dichiarato nel loro piano trimestrale”, portandone a termine, rispettivamente, solo 64 su 124 e 74 su 116.
Slittano anche le scadenze per quanto riguarda il Piano scuole connesse. In questo caso, i target previsti per dicembre 2022, sono andati persi a causa dei ricorsi che hanno coinvolto il sistema di aggiudicazione del bando di riferimento, che hanno ritardato di due mesi le sottoscrizioni degli accordi. Così, da dicembre 2022, il governo ha rinviato il raggiungimento dei target a febbraio 2023, mantenendo però invariati quelli degli anni successivi.
Sulla Piano sanità connessa e Piano isole minori, i target a breve termine sembrano invece confermati. Ma allo stesso tempo, Butti ha sottolineato di non essere ancora in grado “di dire se gli interventi in corso saranno effettivamente completati entro giugno 2026”, come previsto nel 2021 con l’approvazione dell’agenda digitale, e che questa incertezza vale anche rispetto ai piani di collegamento delle isole minori “che si dovrebbe concludere a fine 2023, in linea con le scadenze del Pnrr”.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-12-13 18:08:24 ,