Barbie è tanto plastica quanto fantastica
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Il suo Ken prima insicuro, patetico e appiccicoso e poi arrogante, prevaricatore e promotore del patriarcato è impeccabile in entrambe le versioni e Ryan, nei panni di questa figura defraudata della propria mascolinità in un mondo dove la condizione di uomini e donna è ribaltata, è la sorpresa più grande (assieme al fatto che a Barbie possa farsi crescere una vagina). La barbie stereotipata vive spensierata (e disoccupata) assiema a barbie presidente, barbie carpentiera e tutte le altre barbie che, a differenza di lei, vantano carriere e professioni che ne attestano l’intelligenza e il potere. Tuttavia, questa Barbie è una filosofa: riflette sulla vita, sulla morte (!) e soffre una crisi esistenziale. Anche nella civile e illuminata Barbieland i divergenti e chiunque non si conformi alle norme (come Barbie stramba) vive ai margini e deriso. È proprio costei – considerata a metà tra una svitata e una sciamana locale – a mostrarle la via per superare le incertezze che la tormentano e… le hanno fatto venire i piedi piatti.

Nel mondo reale la Barbie Stereotipo scopre l’esistenza del patriarcato, e lo scopre anche Ken; entrambi sono destinati a infettare con le loro scoperte l’immacolata madrepatria, con conseguenze agghiaccianti. Come la Gerwig sia riuscita a realizzare un blockbuster hollywoodiano dove è la confezione ad attirare il pubblico e i pensieri e i messaggi al suo interno a trattenerlo è ciò che ha fatto del film un fenomeno. Non ci riesce perfettamente – la struttura di Barbie è frammentaria e sbilanciata, la sceneggiatura mette troppa carne al fuoco e fatica a mantenere il focus -, ma mantiene le promesse: Barbie è satirica, autoironica, brillante, filosofica, critica, esistenzialista, attraversata da sprazzi di genialità sovversiva (quel tanto consentito in una megaproduzione di un grande studio). Il tutto è avvolto in accessori rosa, fiocchi e glitter allestiti con monumentale cura e dispendio di energie. La pellicola non è tanto profonda quanto sembra, ma la sequenza che segue l’eroina avventurarsi sulle spiagge di Santa Monica e sperimentare il disagio dei commenti lascivi, assieme al monologo sulle pretese che affliggono le donne, colpisce abbastanza da far venire il magone.



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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-07-25 14:00:00 ,

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