Bari, nel b&b del clan Parisi un posto letto al latitante: “Spaccialo per studente”

Bari, nel b&b del clan Parisi un posto letto al latitante: “Spaccialo per studente”

Bari, nel b&b del clan Parisi un posto letto al latitante: “Spaccialo per studente”


Non solo bar e ristoranti. Ci sono anche i bed and breakfast nella disponibilità degli uomini del clan Parisi di Japigia, che in alcuni casi li avrebbero utilizzati anche per far nascondere latitanti. Emerge dagli atti dell’inchiesta condotta dalla Squadra mobile che il 26 febbraio ha portato in carcere quasi cento affiliati ai gruppi criminali di Japigia (su 130 misure cautelari eseguite) ed era già venuto fuori, poche settimane fa, dopo l’arresto dell’altro boss, Eugenio Palermiti, ritenuto mandante di una gambizzazione a un 54enne e di atti persecutori nei confronti di tre collaboratori di giustizia. Che le attività di riciclaggio dei gruppi criminali baresi siano diversificate e molto redditizie lo hanno raccontato i pentiti e verificato i poliziotti. E che qualcuno vicino ai clan abbia puntato anche sui b&b lo fa capire uno degli uomini di punta del clan, Tommaso Parisi detto “il cantante”, figlio quarantenne del boss Savino.

Intercettato nel febbraio 2018, mentre si trovava in auto con il suo guardaspalle Sergio Mezzina, Tommy gli chiedeva di attivarsi perché aveva bisogno di sistemare per qualche tempo una persona, presumibilmente qualcuno che doveva nascondersi per non essere arrestato: «Domani mattina vedi se ti puoi attivare per vedere il fatto del b&b tuo…». La necessità era di avere a disposizione un luogo sicuro, «perché altrimenti quello domani a mezzogiorno deve partire — diceva Parisi — e io non voglio, caso mai gli succede qualcosa».

«Prendiamo una stanza, la paghiamo in anticipo e tutto a posto per un mese, così stiamo tranquilli — aggiungeva — È un compagno universitario… questa è la tesi che dobbiamo portare avanti». Ovvero la persona doveva essere presentata come uno studente fuorisede. Per cercare di sistemarlo, effettivamente, Mezzina si attivava subito, verificando la disponibilità di una stanza in una struttura gestita da suoi familiari. Ma la risposta era negativa: «Non ci sta un buco libero fino al 2060. Ha una compagnia teatrale svizzera che sta facendo il coso al Petruzzelli… Ha detto speriamo che non se ne vanno più». Ovvero la persona contattata aveva risposto picche, perché il b&b era interamente occupato da attori.

Di un altro bed and breakfast, questa volta ad Altamura, i poliziotti hanno sentito parlare anche in un’altra conversazione, tra Christopher Petrone (l’agente di commercio considerato prestanome dei Parisi), il padre Michele e Alessandro Morra, cerignolano detto “il pavone” che nel 2016 portò a termine una rapina da 8 milioni di euro a un portavalori in Calabria. Morra nel 2018 aveva bisogno di nascondersi, perché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare e i Parisi gli avevano offerto aiuto. «L’unica soluzione — diceva Petrone — sta una villa ad Altamura, dove davanti abitano i proprietari e l’altra ala la adibiscono a bed and breakfast, bellissima con la piscina». Il latitante e il suo complice nell’agosto 2018 furono arrestati in un casolare alle porte di Giovinazzo. A investire sulle strutture turistiche, oltre ai Parisi, sarebbero stati anche i Palermiti, come ha raccontato un collaboratore di giustizia in un interrogatorio del 2022, nel quale ribadiva che il loro core business è il traffico di sostanze stupefacenti e che i soldi da ripulire sarebbero stati messi sia sul noleggio auto che sui b&b. Il tutto nell’attuazione di una logica imprenditoriale che segue alla perfezione l’andamento dell’economia cittadina.

E che si era estrinsecata anche tramite le attività di commercializzazione del caffè e dei vini e liquori, che avevano trovato come clienti anche alcuni tra i più noti bar e ristoranti della città. Per gli investigatori la società Raro — che aveva persino messo a punto un’etichetta di vini, Raro Luminous — sarebbe riconducibile al clan Parisi. Al centro dell’etichetta, non a caso, campeggia il numero 1960, che nulla ha a che vedere con l’anno di fondazione della società (molto recente) ma riporterebbe all’anno di nascita del capoclan Savino Parisi.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-03-08 07:00:00 ,www.repubblica.it

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