Beef: la maieutica di uno scontro
La serie tv Beef, che in italiano si traduce con Lo scontro, ha generato un fervente dibattito tra il pubblico. Ma soprattutto ha creato numerose aspettative nella critica in quanto lo studio di produzione è A24, specializzato in produzioni indipendenti, con uno stile innovativo e provocatorio (si veda Euphoria). A24 è, inoltre, reduce dalla premiazione agli Oscar di Everything, Everywhere All at Once e dal successo al box office americano di The Whale.
In questo caso ha realizzato una serie dalla trama quasi surreale: una lite tra due sconosciuti scaturita a bordo delle rispettive automobili diventa il motore di tutta la narrazione.
Si tratta di una dark dramedy che fa vacillare lo spettatore, tra alti e bassi, perché se da una parte si slancia in scene intense ed emozionanti, dall’altra precipita in picchiata su momenti più sbiaditi e banali, dai dialoghi grotteschi.
La visione è tuttavia gradevole, soprattutto se supportata dall’audio in lingua originale, ma non brilla per originalità nell’universo Netflix.

La rabbia sociale
Il racconto si snoda lungo un percorso che dall’esterno migra verso l’interno. Lo scontro inizialmente soltanto esteriore tra i due protagonisti, si rivela lentamente come uno scontro interiore e intimo.
Danny Cho, un muratore in crisi, e Amy Lou, un’imprenditrice insoddisfatta, rimangono coinvolti in una diatriba causata dalla frenesia della vita odierne e dalla rabbia al volante. Il conflitto non si ferma lì, ma prosegue nel tempo, facendo emergere i loro istinti più oscuri.
L’archè da cui la vicenda muove i suoi passi si può ravvisare nella crisi dell’umanità contemporanea. Alla costante ricerca di appagare le esigenze altrui piuttosto che di pensare ai propri bisogni.
Danny e Amy mostrano l’un l’altra il proprio lato peggiore, mentre tentano di foraggiare l’immagine positiva che hanno gli altri.
Un’assurda storia d’amore che si realizza, come direbbe Platone, soltanto nel mondo delle idee, mai fisicamente. Perché i protagonisti sono due anime affini, inconsapevoli di esserlo.

La rabbia che coglie i due individui scaturisce dal sentirsi diversi, in una società che vuole tutti omologati. Due opposti, due anime perse in un mondo costruito sull’apparenza.
Danny appartiene a una famiglia di immigrati coreani. Ha sempre rispettato le regole, convinto che quel tanto atteso sogno americano, prima o poi arrivi.
Amy, invece, quel sogno l’ha raggiunto, eppure uno stato di insoddisfazione la annichilisce.
Perciò l’incidente sfiorato è solo la punta di un iceberg, di una volontà di non esser sottomesso per una volta nella vita.
È la molla che sfilaccia due esistenze, fino a distruggerle.
Va visto perché
- La trovata della faida nata in auto è geniale
- I due episodi finali che danno significato a tutta la storia
Pecca perché
- Non si riesce a empatizzare con i personaggi, nonostante la bravura degli attori
- Troppe puntate per un contenuto così esiguo
- Gli elementi della narrazione sono poco approfonditi ma numerosissimi

Beef: la maieutica di uno scontro
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di Veronica Cirigliano
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2023-05-06 08:00:00 ,