Author: Claudio Bozza
Data : 2023-01-15 21:43:27
Dominio: www.corriere.it
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Il direttore d’orchestra, figlio del luminare dell’oncologia Umberto, e la candidatura alle Regionali in Lombardia: «Il Pd si è accorto di me solo quando ho detto che non la penso più come loro»
Nel settembre 2020 Alberto Veronesi, direttore d’orchestra di fama internazionale e figlio del professor Umberto, luminare di oncologia, scriveva: «Caro Salvini, ma davvero vuoi farci credere che la Lombardia di Attilio Fontana si un modello preferibile alla Toscana di Enrico Rossi?». Ai tempi, il maestro Veronesi era candidato con il Pd, appunto in Toscana. Prima aveva fatto altrettanto al fianco di Beppe Sala, per la corsa a sindaco di Milano. Poi, previo addio burrascoso ai dem, Veronesi si era candidato sindaco a Lucca, sostenuto dal Terzo polo.
Maestro, lei ora si candida alle Regionali in Lombardia con Fratelli d’Italia.
Da sinistra a destra senza colpo ferire. È scoppiata una bufera…
«Non sono un politico di professione. Sono un direttore di orchestra e mi ritengo libero: la libertà va tutelata. Non rinnego nulla. Nel 2020 ero convinto che Giani del Pd fosse la migliore risposta per la Toscana. Così come pensavo che Sala fosse la migliore risposta per Milano. Ciò non toglie, quindi, che io possa pensare: “Meloni è la migliore per guidare l’Italia” e altrettanto “Fontana per guidare la Lombardia”. Non è che, perché sono un direttore d’orchestra, io debba schierarmi con la sinistra assistenzialista e del “no”, contro lo sviluppo e i termovalorizzatori».
Un salto triplo, da un opposto all’altro. Non le pare di aver esagerato?
«Il Pd si è reso conto della mia esistenza solo quando ho detto che non la penso più come loro. Peccato».
Lei è un direttore d’orchestra che ha calcato i podi internazionali. La domanda è forse un po’ scontata: ma chi glielo fa fare?
«Non sono nuovo a battaglie di carattere civile e politico. Forse potrei fare come Giacomo Puccini che, seppur di destra e inviso all’establishment culturale di sinistra che lo ghettizzava, se ne infischiava totalmente dell’impegno civile. Io credo ancora nella democrazia e quindi mi metto in gioco».
Però è passato da cantare Bella Ciao a candidarsi con Fratelli d’Italia. Non le fa nessun effetto?
«Bella ciao non è una canzone di partito. Incarna un sentimento contro un invasore. Quindi sono gli stessi ideali di difesa della nazione e della patria, incarnati anche da FdI. Non vedo contraddizioni».
Lei ha spiegato di aver deciso questo suo grande salto dopo aver allacciato un confronto con Ignazio La Russa e Daniela Santanché… Ci racconta un po’ meglio?
«Entrambi vengono spesso in Versilia, la mia seconda dimora, dove dirigo anche il Festival Pucciniano: abbiamo allacciato un bel rapporto. E quando sono stato candidato a sindaco di Lucca per il Terzo polo, al ballottaggio ho deciso di appoggiare il candidato del centrodestra, scatenando le ire di Calenda. E la mia si è rivelata una scelta giusta: abbiamo vinto».
Ci sarà però una differenza tra destra e sinistra?
«Un tempo si pensava che la destra significasse governo delle élite contro il popolo. Ora le parti si sono invertite».
Ora il Pd vuole cacciarla dalla guida del Festival Pucciniano. Lei ha detto: «Nessun passo indietro». Ma se venisse eletto in Lombardia si dimetterebbe?
«Non penso di dovermi dimettere solo perché candidato.
Il reato di opinione non c’è. Se poi venissi eletto davvero in Regione Lombardia prenderò le decisioni del caso».
15 gennaio 2023 (modifica il 15 gennaio 2023 | 16:15)
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