Le soluzioni del governo Meloni per abbassare il prezzo della benzina e dei carburanti non stanno funzionando. Al contrario, le tariffe Proseguono a salire arrivando a vette altissime in tutta Italia, ma superando cifre letteralmente improponibili in autostrada. Sulle nostre principali arterie di collegamento la benzina supera i 2 euro al litro al self-service e i 2,5 euro al servito, fino ad arrivare a 2,7 euro sulla A8, ma in questo caso interverrà la Guardia di finanza, come riporta Assoutenti.
Il decreto Trasparenza ha miseramente fallito su tutta la linea. A due settimane dall’entrata in vigore delle disposizioni che hanno obbligato i distributori a esporre il prezzo medio regionale dei carburanti questo è schizzato alle stelle. Una situazione che non stupisce, dato che la misura aveva fatto sollevare numerosi dubbi sulla sua efficacia. Nonostante ciò, il governo Meloni non accenna nemmeno a prendere in considerazione un possibile taglio delle accise, come quello che aveva tenuto sotto controllo i prezzi durante il governo Draghi.
Così, come riporta il ministero delle Imprese e del made in Italy, al 16 agosto 2023 il prezzo medio della benzina in autostrada, al self-service, è di 2,019 euro al litro, in aumento di 0,002 centesimi rispetto al 15 agosto e di 0,035 euro rispetto a due settimane fa. Il gasolio è arrivato a costare 1,928 euro, anche questo in aumento rispetto al giorno precedente, il Gpl al servito si attesta sugli 0,842 euro e il metano a 1,528.
Rispetto a inizio luglio, quando è ripreso il rincaro dei carburanti, i prezzi sono saliti in media di 10 centesimi, con variazioni regionali particolari. I picchi massimi si registrano a Bolzano e in Puglia, mentre i prezzi più bassi in Veneto e nelle Marche, con una variazione che, per la benzina, parte da 1,923 euro al litro per arrivare a 1,972 euro al litro.
Le cause
Dietro a questo aumento si trova sia il taglio alla produzione di petrolio, dovuto alle strategie geopolitiche di Arabia Saudita e dell’Opec, l’Organizzazione internazionale dei 13 paesi esportatori di petrolio del Medio oriente e dell’Africa che detiene il 30% della produzione e l’80% delle riserve mondiali, a cui si uniscono altri 10 membri con l’Opec+, compresa la Russia. Scelta presa per danneggiare l’Occidente, e in particolare l’Europa, mentre sono in atto le politiche di decarbonizzazione per abbandonare i combustibili fossili.
Ma a contribuire al salasso per gli automobilisti si trova anche lo stesso esecutivo di destra, che ha deciso di non tagliare le accise sui carburanti, come invece aveva fatto il governo Draghi nel 2022 riuscendo così a tenere gli aumenti sotto controllo. Questa decisione, presa a gennaio 2023, è stata confermata anche per il futuro nelle scorse settimane, come riporta Fanpage, con il ministero dell’Economia che ha sostenuto come non ci sia alcun motivo per procedere con un nuovo taglio alle accise.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-08-16 11:23:30 ,