Silvio Berlusconi è diventato quello che tutti abbiamo poi conosciuto grazie anche alle sue televisioni. Non si tratta solo di un mezzo di comunicazione ma soprattutto di una cassa di risonanza per una visione del mondo che accompagnerà anche le varie tappe della sua celebre “discesa in campo”, passata davanti ai piccoli schermi degli italiani nel ’94. Ci sono però dei passaggi fondamentali, che non possono essere saltati per capire come il presidente di Forza Italia, deceduto il 12 giugno all’Ospedale San Raffaele di Milano, per il quale sono stati previsti i funerali di Stato il 14 giugno nel Duomo, sia riuscito a costruire quell’impero nel mondo dello spettacolo. Ma andiamo con ordine.
La storia:
- Telemilano e il cosiddetto “pizzone”
- I diritti dei Mondiali e l’aiuto dell’amico Craxi
- La tv commerciale di Berlusconi
- Il conflitto d’interesse
Telemilano e il cosiddetto “pizzone”
Tutto inizia nel 1976 quando ancora Berlusconi era sostanzialmente un imprenditore del settore edilizio e compra, da Giacomo Properzy, Telemilano, emittente via cavo. Questa aveva debiti anche nei confronti della stessa Edilnord, una società immobiliare che faceva capo proprio a quello che non era ancora stato nominato Cavaliere. Telemilano trasmetteva i suoi programmi da un condominio di Milano 2, che possiamo definire una vera e propria creatura di Berlusconi, sorta alle porte del capoluogo lombardo, a Segrate. Telemilano era stata fondata due anni prima, cioè da quando la Corte Costituzionale aveva permesso la creazione di televisioni private, purché trasmettessero a livello locale, decretando comunque la fine del monopolio televisivo della tv di Stato. Quella che era una tv di quartiere sarebbe diventata poi Canale 5 (nel ’78).
Secondo quanto dichiarato in un’intervista dallo stesso Properzy, avrebbe ceduto l’emittente per la cifra simbolica di una lira però Berlusconi si sarebbe dovuto far carico anche dei debiti. Nel 1977 la proprietà passò quindi a Fininvest che nel frattempo era diventata una società per azioni, e vennero trasmessi i programmi in Lombardia. Nel 1979 comunque nel nostro Paese non era consentito trasmettere in diretta sul territorio nazionale ma si riuscì ad aggirare questo ostacolo creando quello che poi passerà nei manuali di Storia della televisione come il cosiddetto “pizzone”, cioè un programma pre-registrato su una cassetta vhs che veniva spedita a decine e decine di emittenti sul territorio nazionale in modo da mandarlo in onda in contemporanea con gli stessi spot, senza che questi programmi potessero così definirsi in diretta. Il primo esperimento in questo senso fu quello con il programma I sogni nel cassetto, gioco a premi televisivo condotto da Mike Bongiorno.
I diritti dei Mondiali e l’aiuto dell’amico Craxi
Berlusconi aveva però intuito che per ampliare il mercato dei suoi inserzionisti doveva raggiungere più pubblico e per farlo arrivarono alcune delle sue “vittorie” imprenditoriali. Prima strappa i diritti per la Copa de Ora organizzata in Uruguay alla Rai e poco dopo, sempre alla tv di Stato, continua a “rubare” i suoi volti più noti. Uno dei conduttori più celebri, Mike Bongiorno è il primo ma dopo di lui seguiranno poi, tra gli altri, Gigi Sabani, Corrado, Loretta Goggi, e la famosa coppia formata da Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
La scalata dell’imprenditore milanese prosegue nell’82 con l’acquisto di Italia 1 e nell’84 con Rete 4. Ed è qui che arrivano quelli che saranno chiamati i Decreti Berlusconi, ovvero tre decreti emanati tra l’84 e l’85 dal governo dell’amico Bettino Craxi che prevedevano delle norme transitorie in attesa di un riordino del sistema radiotelevisivo con una legge (che arriverà poi negli anni ’90 la cosiddetta legge Mammì) e che di fatto permisero alla Fininvest di Berlusconi di continuare a trasmettere nonostante le denunce della Rai e l’esposto dell’Associazione nazionale teleradio indipendenti (Anti) secondo cui le videocassette in simultanea erano contro il decreto presidenziale del 1973 che puniva chi “stabilisce o esercita un impianto di telecomunicazioni senza aver prima ottenuto la relativa concessione o l’autorizzazione”. Con la Legge Mammì viene consacrato e reso legittimo il cosiddetto duopolio con il sistema pubblico-privato.
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di Simona Buscaglia www.wired.it 2023-06-14 05:00:00 ,