Berlusconi rilancia il ponte sullo Stretto, nuovo episodio di una lunga storia

Berlusconi rilancia il ponte sullo Stretto, nuovo episodio di una lunga storia



Nessun commento della Lega

In questa fase, sembra di capire, le dichiarazioni sul Ponte, un’opera che non c’è e che secondo alcuni è già costata un miliardo di euro, sono classificate come mera manifestazione elettorale e dunque non degna di commenti particolari. Nessun commento, per dire, dalla Lega che in Sicilia è in grande spolvero. E basta scorrere in rete per trovare posizioni assai critiche dal partito di Matteo Salvini per un’opera che richiede un grande impegno finanziario pubblico: troppi soldi al Sud meglio spenderli in Padania, è il tenore delle dichiarazioni di diversi esponenti della Lega. Certo poco gradite in Sicilia. In archivio vi si trova, a tal proposito, una dichiarazione del governatore (dimissionario) siciliano Nello Musumeci che fa riflettere: «Noi abbiamo avuto la migliore stagione per la realizzazione del Ponte soltanto sotto il governo Berlusconi e questo è noto a tutti perché si era giunti all’apertura del cantiere – ha detto Musumeci –. La verità è che c’è un forte pregiudizio ideologico da parte dei Cinque stelle e di una parte del Partito democratico. Escludo che il governo nazionale abbia interesse a realizzarlo. Subisce la pressione di lobby economico-finanziarie del Nord contrarie a una Sicilia come naturale piattaforma del continente europeo nel Mediterraneo, condannandola alla marginalità che continua a subire da oltre 70 anni». Era maggio, di quest’anno, e il tema era all’ordine del giorno del dibattito pubblico. Qualche settimana prima il ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini aveva detto: «Il progetto sul collegamento sullo Stretto di Messina non è più attuale, il finanziamento va ripensato a carico della finanza pubblica». E infatti è stato poi affidato incarico a Rfi di ripensare il progetto: il Ponte a una campata non era più ritenuto attuale meglio a tre campate.

Il disegno di legge

Ma per i sostenitori dell’opera è solo un modo per continuare a prendere tempo. A maggio in Parlamento è arrivato il disegno di legge “Disposizioni per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina”, simile nell’intestazione a un disegno di legge presentato nel 1970: prima firmataria Silvia Vono. Il ddl prevede, tra le altre cose, di «definire le procedure per l’approvazione dello studio di fattibilità del progetto definitivo dell’opera e per la sua realizzazione, anche attraverso una o più procedure di gestione commissariale; stabilire le modalità di finanziamento pubblico dell’opera e le modalità di eventuale partecipazione del capitale privato e di affidamento in concessione; definire le modalità per il coinvolgimento degli enti territoriali, dei portatori di interesse e delle associazioni produttive delle zone interessate alla realizzazione e alla gestione delle infrastrutture primarie e secondarie di collegamento». La fine della legislatura ha chiuso questo capitolo.

L’odg

All’inizio di agosto la deputata messinese Matilde Siracusano (ancora lei) ha presentato un ordine del giorno nell’ambito del dibattito sul decreto Infrastrutture che poi non è passato per sei voti ma che ha fatto riemergere la divisione sul tema. Con l’ordine del giorno si chiedeva di sospendere il nuovo studio di fattibilità, che dovrebbe terminare nel 2023, e di riprendere il vecchio progetto immediatamente cantierabile ad un’unica campata, e di utilizzare i finanziamenti messi il campo per un veloce aggiornamento: «Chiedevo al governo di rivedere la decisione assunta in merito alla realizzazione di un nuovo studio di fattibilità per il Ponte sullo Stretto di Messina – ha spiegato poi Matilde Siracusano –. È davvero assurdo, infatti, che l’esecutivo e il ministro Giovannini abbiano deciso di appaltare un nuovo studio per un Ponte a più campate – ipotesi già respinta diverse volte nel recente passato – impiegando tra l’altro circa 50 milioni di euro di risorse pubbliche per questo lavoro. Il governo non ha preso posizione e si è rimesso all’Aula. Il centrodestra ha votato compattamente a favore, mentre Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Leu hanno votato contro. Oggi dal Parlamento poteva arrivare un bel segnale, così non è stato a causa della scelta della sinistra, che non ci sorprende neanche tanto».

Sul fronte opposto e in particolare dal Pd una versione di altro tenore: «Sul Ponte dello Stretto il Parlamento ha bloccato l’assurda forzatura della destra. L’ordine del giorno al decreto Infrastrutture di Fi, Lega e Fdi avrebbe infatti riproposto il vecchio progetto del governo Berlusconi del 2001, anacronistico e già bocciato per problemi di stabilità legati alle sismicità della zona ed alle correnti marine, rendendo di fatto inutile il lavoro fatto fino ad oggi dal Mims. Rfi sta infatti lavorando ad un progetto di fattibilità tecnico-economica e sul quale sono stati investiti 50 milioni di euro». Non una posizione contro, si dirà, ma in linea con la scelta fatta dal governo Draghi.

In ogni caso in Sicilia c’è un detto che sembra fatto per questo caso: «Pigghia tempo e camperai (prendi tempo e camperai)» si dice quando non si vuol fare una cosa e si Proseguono a cercare motivi per rinviarla senza mai prendere una decisione definitiva su un sì o un no. Nel 2021 sembrava che tutti fossero d’accordo per farlo, persino i Grillini sembravano ben disposti a sostenere l’opera più divisiva della Storia d’Italia. Dibattiti, studi, rapporti, esami e confronti. E si va avanti così. Si può dire da sempre.



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