Riusciranno quindi critica e pubblico a correggere la rotta di una pellicola che pare nata sotto una cattiva stella? Il tutto è partito dall’annuncio, nell’estate 2021, del casting di Rachel Zegler nei vestiti della protagonista, la principessa Biancaneve: subito molti osservatori hanno criticato la scelta da parte di Disney di scritturare un’attrice di origini colombiane per un personaggio “bianchissimo” per sua stessa definizione. Le critiche si sono intensificate dopoché la stessa Zegler ha rilasciato diverse dichiarazioni alla indole in cui criticava l’allestimento sessista della fiaba originale dei fratelli Grimm e del film animato del 1937: “C’è un grande focus sulla sua storia d’amore con un tipo che chiaramente le fa stalking”, ha dichiarato lei, suggerendo che la nuova Biancaneve avrebbe avuto un ruolo di maggior azione e autodeterminazione, molto oltre la retorica contenuta in un pagina come Someday My Prince Will Come (Il mio amore un dì verrà). Il remake dunque è stato criticato per il tentativo di rendere “woke” una fiaba classica.
Sempre per temi legati al politicamente corretto, il nuovo live-action è stato criticato anche per le celeberrime figure dei Sette Nani. L’attore Peter Dinklage, lui stesso una persona nana, ha criticato nel gennaio 2022 questa storia da lui definita “retrograda”, soprattutto per l’infantilizzazione dei sette compagni di Biancaneve. In risposta a ciò Disney aveva assicurato che avrebbe fatto di tutto “per declinare di rinforzare gli stereotipi dell’originale animato, con un nuovo approccio e consultando membri della comunità”. A un certo punto sul web erano anche circolate alcune immagini, teoricamente prese dal set, in cui si vedevano sette figure molto diverse tra loro che “reinterpretavano” i sette nani. Alla fine è stato invece confermato che i Sette Nani sarebbero stati ricreati in computer grafica, simili a quelli del film originale, una mossa a sua volta molto criticata perché considerata un’occasione mancata per scritturare invece veri interpreti nani.
Anche la geopolitica e in particolare la guerra tra Israele e Palestina sono entrate in corsa durante la campagna promozionale del film. Gal Gadot, l’attrice scelta per interpretare la regina cattiva Grimilde, è israeliana e in questi mesi è stata una voce molto attiva nell’invitare i governi a fare di più per la liberazione degli ostaggi catturati da Hamas lo scorso 7 ottobre. Dal canto suo, invece, Zegler si è definita “pro-Palestina”, ribadendo la sua vicinanza al popolo palestinese in diversi post. Dopo la vittoria di Trump ha scritto, sempre sui social: “Possano Trump e i suoi sostenitori non conoscere mai la pace”. Nonostante le idee politiche esteriormente contrastanti, Gadot e Zegler sono state viste insieme durante le premiazioni degli Oscar, anche se in diverse occasioni hanno promosso il film separate (cosa però non insolita quando si vogliono coprire più luoghi di promozione dividendo il cast). Di Biancaneve, insomma, si è parlato moltissimo finora, nella speranza che ora parlino le immagini sullo schermo.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2025-03-17 15:16:00 ,