Joe Biden non ha il vuoto sotto di sè ma si allargano le crepe nel partito democratico che, se non verranno arginate, potrebbero far crollare la sua candidatura. Malumori e ribellione montano nelle fila della nomenclatura e dei grandi fiancheggiatori democratici, da influenti deputati e senatori a re di Hollywood, mettendo in dubbio l’efficacia della controffensiva del Presidente per mettere a tacere i dissensi e rimanere il portabandiera alle urne di novembre nel duello con Donald Trump.
Una ribellione che avanza
I protagonisti della fronda non sono neppure scontati, sintomo della profondità della crisi: a guidarla, insolitamente, sono correnti moderate e centriste. Mentre la sinistra più militante, pur protagonista delle recenti proteste sulla politica della Casa Bianca sulla guerra israeliana a Gaza, resta al momento a fianco dell’81enne Presidente.Le sconfessioni o quantomeno gli inviti a riconsiderare con serietà il proprio futuro si sono moltiplicati nelle ultime ore dopo che erano sembrati calmarsi.
Nancy Pelosi insinua che è tempo di ripensamenti
Nancy Pelosi, la californiana ex Speaker della Camera e un tempo grande alleata del Presidente, ha detto che Biden deve decidere rapidamente il da farsi, ignorando che il Presidente ha detto di voler continuare la sua corsa. “Il tempo stringe”, ha detto rivolta a Biden. Il peso della presa di posizione, per quanto ambigua, da parte di una delle più rispettate e ammirate figure del partito, è fuor di dubbio: nei fatti ha suggerito un ripensamento che potrebbe offrire copertura politica a continue defezioni.
Nove defezioni alla Camera, da New York all’Oregon
Non basta. Pat Ryan, deputato di New York, e il veterano deputato dell’Oregon (e progressista) Earl Blumenauer hanno entrambi chiesto esplicitamente che non sia Biden il candidato a novembre. La loro discesa in campo ha portato a nove i deputati che hanno esplicitamente invocato un passo indietro Biden, per il bene del Paese e del partito, senza contare i silenzi eccellenti di molti altri.
Lo strappo del senatore Welch
Al Senato, dove Biden è stato per decenni, la diga in sua difesa si è rotta. Peter Welch del Vermont, in un articolo sul Washington Post, è diventato il primo senatore a chiedere apertamente il suo ritiro: “La posta in gioco non potrebbe essere più alta e non possiamo cancellare la disastrosa performance del Presidente Biden nel dibattito” con Trump. Il suo strappo è d riguardo: Welch è nto per la sua pacatezza e lo spirito bipartisan e amante del compromesso. Michael Bennet del Colorado ha aggiunto la previsione di una imminente vittoria a valanga di Trump con Biden a caccia a rielezione. Al coro dei perplessi si sono aggiunti anche alcuni governatori, quali Katie Hobbs dell’Arizona, che richiedono a Biden di dimostrare assi più chiaramente di come abbia fatto di essere in grado di riscattarsi e di avere una chiara strategia per vincere.