Si sono schierati sul palco, entrando uno ad uno, i leader dei 32 paesi della Nato alle celebrazioni del 75 anniversario dell’Alleanza Atlantica, oggi al centro di inedita crescita e di una delle sfide più grandi della sua storia, la guerra russa in Ucraina. Al centro il padrone di casa, il Presidente Joe Biden, a sua volta al centro di una crisi politica e personale, assediato da dubbi sulla fragilità della sua leadership a 81 anni. Li ha accompagnati una musica solenne, suonata dalla banda miliare in uniforme rossa da gala. Sotto il palco, uno slogan campeggia che vuol essere una dichiarazione di impegno di centralità: Defending our future, difendere il nostro futuro.
Resilienza dopo 75 anni
L’immagine richiamata, nella vasta sala dell’Andrew G. Mellon Auditorium, è quella di resilienza: qui fu firmato l’originale trattato che diede vita alla Nato nel 1949, sotto la presidenza di Harry Truman. Si abbassano le luci e scorre un video-montaggio di momenti storici per l’alleanza, in bianco e nero e a colori a mostrare il passaggio del tempo e i cambiamenti, dalla Guerra Fredda e il Muro di Berlino fino al terrorismo e oggi all’Ucraina invasa da Vladimir Putin. Tra i flash, Biden che firma a giugno d quest’anno un accordo bilaterale decennale di sicurezza con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
È il simbolo di tenacia che Biden – e la Nato – vogliono inviare, durante un summit di tre giorni che intende varare nuovi aiuti a Kiev e un accresciuto ruolo dell’Alleanza Atlantica nel coordinamento delle forniture militari e nell’addestramento delle forze ucraine, creando un “ponte” verso la progressiva integrazione di Kiev e verso una sua ammissione futura nella Nato. Quest’ultima, pur ancora tra cautele e senza date, dovrebbe essere definita come un percorso “irreversibile” dal comunicato finale del vertice. Tutte mosse che rappresentano un monito a Putin.
Onorificenza per Stoltenberg
Apre le celebrazioni il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che a ottobre lascerà le redini a Mark Rutte. Poi è Biden a fare gli onori. Offre, in chiusura, a Stoltenberg l’onorificenza civile americana più alta, la Presidential Medal of Freedom. E sfodera un discorso dai toni sicuri, a voler scacciare le critiche interne e il nervosismo internazionale sulle sue condizioni, comprese ribellioni nel partito democratico che vorrebbero sostituirlo come candidato alle elezioni di novembre nel timore sia sconfitto dall’isolazionista Donald Trump.
Biden non fa passi falsi e intona che «questo momento richiede la nostra forza collettiva» e rivendica accanto al coraggio dell’Ucraina il sostegno offerto dalla Nato. Assicura che questo continuerà e aumenterà: Kiev riceverà entro pochi mesi «dozzine di nuovi sistemi tattici di difesa anti-aerea» dagli alleati. Un rafforzamento sancito da un annuncio collettivo con gli Usa di Germania, Italia, Olanda, Romania e Ucraina. I cinque paesi Nato confermano in particolare forniture di alcuni sistemi strategici, tra cui Patriot e un sistema SAMP-T donato dall’Italia. Biden definisce l’impegno come «storico». E promette che «può fermare Putin e lo farà».