Il suo arrivo tra gli operai è storico, inedito per un presidente degli Stati Uniti “in tempi moderni” – come ha spiegato il suo staff durante il viaggio sull’Air Force One. Joe Biden, con cappellino di baseball e megafono in mano, è diventato il primo leader della Casa Bianca a unirsi a un picchetto di lavoratori a Detroit, in Michigan, dove è in corso da una decina di giorni lo sciopero contro Gm, Ford e Stellantis, le ‘Big Three’ che rappresentano circa il 40% del mercato delle auto in Usa. Con lui Shawn Fain, presidente della union Uaw, il potente sindacato che ha promosso lo sciopero e che ha attaccato l’”avidità delle società”.
“Le aziende automobilistiche hanno avuto un periodo di difficoltà ma poi si sono riprese e ora devono darvi un aumento significativo e ridarvi quello che avete perso”, ha detto il presidente americano presentandosi davanti ai manifestanti. Ma se Biden, che nella sua lunghissima carriera prima al Congresso poi alla Casa Bianca è sempre stato vicino alle ‘union’, arriva invitato dai leader sindacali, a Trump questi ultimi, tradizionale zoccolo duro dell’elettorato dem, hanno chiesto di tenersi alla larga, tanto che l’ex presidente terrà il suo comizio in un impianto industriale non sindacalizzato.
Quella di Biden può considerarsi la prima tappa non ufficiale della campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2024 per conquistare i voti dei colletti blu. E se oggi sarà lui a fianco dei lavoratori, domani arriverà a Detroit Donald Trump, sempre con l’intenzione di tenere un comizio davanti agli operai, disertando, ancora una volta, il dibattito degli altri candidati alla nomination repubblicana, che il tycoon distanzia di oltre 40 punti nei sondaggi, che si svolgerà in California. L’intenzione di entrambi è quella di cercare di trasformare in sostegno elettorale la rabbia dei lavoratori che ha portato allo sciopero, in uno stato chiave come il Michigan. Lì i democratici prevalgono con margini piuttosto risicati dal 1992, con l’eccezione della vittoria del tycoon nel 2016 per poi tornare a colorarsi di blu con quasi tre punti di stacco dal partito dell’elefantino all’ultima tornata del 2021.
Biden, Trump e gli effetti dello sciopero – “L’immagine di un presidente degli Stati Uniti che si unisce ad uno sciopero è abbastanza intensa, ma è un territorio sconosciuto e quindi non sappiamo che effetto avrà sul piano politico”, ha detto lo storico presidenziale Douglas Brinkley, spiegando che se si avrà “l’accordo in un mese, Biden sarà vincitore”. Ma se invece lo sciopero si dovesse prolungare, magari con l’aggiunta dello shutdown, “l’immagine di Biden che tiene un cartello potrà essere utile a Trump per sostenere che c’è un socialista alla Casa Bianca che non sa cosa sta facendo”.
Questo non vuol dire che Trump – che come imprenditore ha una storia di scontri con il sindacato e da presidente ha adottato misure che li ha danneggiati – non cercherà di giocare la carta di presentarsi come ‘pro worker’, soprattutto in chiave anti-globalizzazione, come fece con successo nel 2016 conquistando in Michigan ed in altri stati della Belt Rust il voto di molti ‘colletti blù arrabbiati e frustrati per condizioni di lavoro sempre più svantaggiose. “L’intera battaglia del 2024 si giocherà in stati come il Michigan, Ohio, Wisconsin”, ha aggiunto Brinkley, ricordando gli stati dove Trump vinse nel 2016 e poi riconquistati da Biden nel 2020 e sottolineando che “l’enorme evento politico dello sciopero dell’Uaw arriva al momento giusto proprio mentre andiamo verso le presidenziali”.
Lo storico evidenzia anche la rilevanza della scelta, che potrebbe anche rivelarsi rischiosa, di Biden di andare a schierarsi con i scioperanti: “Lo mette fuori dal suo ruolo di negoziatore e direttamente nel campo dell’Uaw – spiega – la maggior parte dei presidenti avrebbero mandato il segretario al Lavoro, ma Biden ora è in totale sincronia con Uaw, fa suo lo sciopero contro le compagnie automobilistiche“.
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di F. Q.
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2023-09-26 18:08:52 ,