Sono sette le big tech che hanno comunicato all’Unione europea di rientrare nei parametri individuati per entrare nell’elenco dei gatekeeper dal Digital markets act (Dma), regolamento comunitario nato per mettere un freno al potere delle più grandi società tecnologiche e garantire alle aziende più piccole la possibilità di competere con loro.
Si tratta delle statunitensi Amazon, Apple, Alphabet, Meta e Microsoft, della sudcoreana Samsung e della cinese ByteDance, proprietaria di TikTok. Una lista alla quale nel 2024 dovrebbe aggiungersi anche Booking. È stato il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton a svelare il 4 luglio i nomi dei colossi.
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Ai sensi del Dma, entrato in vigore a novembre, sono da considerarsi gatekeeper le aziende con oltre 45 milioni di utenti attivi mensili, una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro, 7,5 miliardi di fatturato annuo e una piattaforma per gli utenti, come per esempio un’app o un social network. Rispettando tali parametri, le sette big tech citate da Breton saranno ora chiamate a rispettare regole più severe.
Tra gli altri obblighi che a tali società saranno imposti, c’è per esempio quello di far dialogare le proprie app di messaggistica con quelle della concorrenza, consentendo agli utenti finali di scegliere quale installare sul proprio dispositivo. Esse non potranno più favorire i propri servizi rispetto a quelli dei competitor, né impedire ai propri clienti di rimuovere software o app preinstallate.
“L’Europa – spiega Breton – sta riorganizzando completamente il suo spazio digitale sia per proteggere meglio i cittadini dell’Ue, sia per migliorare l’innovazione per le startup e le aziende dell’Unione“. Finalità che potranno essere perseguite anche grazie alle multe previste nel caso in cui le aziende gatekeeper dovessero violare i vincoli imposti dal Dma, che arrivano in certi casi al 10% del fatturato globale annuo.
L’Unione europea confermerà la designazione dei gatekeeper entro il prossimo 6 settembre, al termine delle verifiche sui dati forniti dalle società, che avranno da quel momento in poi sei mesi per conformarsi al regolamento. Un punto interrogativo rimane su ByteDance: l’azienda cinese è infatti convinta di soddisfare i criteri quantitativi del Dma, ma non quelli generali relativi al possesso di una piattaforma obbligatoria per condurre affari online nell’Unione europea e al radicamento tra consumatori e imprese.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-07-04 15:43:52 ,