Milano e Torino sono le due grandi città italiane che più soffrono la cosiddetta “stagione dei blackout”: le interruzioni della fornitura di energia elettrica si verificano ogni anno, in particolare nei mesi di giugno e luglio, creando grossi disagi ai cittadini e alle imprese. È un problema che viene da lontano – i milanesi, per esempio, ricorderanno l’estate del 2015 – e che dipende essenzialmente dalle ondate di calore: il caldo fa salire i consumi energetici per il raffrescamento degli edifici e mette sotto stress la rete elettrica, portandola al cedimento.
La soluzione, però, non può essere lo spegnimento forzato dei pur energivori condizionatori d’aria (ma l’utilizzo intelligente magari sì), anche perché il mitigamento del caldo estremo è una questione di salute pubblica e di produttività economica. C’è piuttosto bisogno di intervenire a monte, sul potenziamento dell’infrastruttura di distribuzione.
Al buio:
Perché si verifica un blackout
Ireti, società del gruppo Iren che distribuisce l’elettricità a Torino, ha spiegato che le cause dei black-out sono il caldo e l’accensione dei condizionatori: “se quest’ultima determina ovviamente una grande richiesta di energia, il primo provoca problemi alla rete stessa che poi sfociano nei guasti”. Anche Unareti, la controllata di A2A che copre Milano, ha detto che la colpa dei disservizi è l’“ondata di caldo degli ultimi giorni e l’aumento delle temperature”, con la conseguente “repentina crescita dei consumi di energia”.
La domanda elevata aumenta il carico sui cavi dove passa la corrente elettrica, che si surriscaldano e faticano – nonostante l’interramento e i materiali isolanti – a disperdere il calore per via delle alte temperature esterne. Lo stesso accade alle cabine elettriche, interrate anch’esse e destinate alla lavorazione e allo smistamento dell’energia: il loro limite di sopportazione è sui 60-70 gradi, ha precisato Emiliano Roggero, direttore distribuzione energia elettrica di Ireti.
Il logoramento infrastrutturale è amplificato poi dalle caratteristiche urbanistiche, soprattutto di Milano, dove c’è una forte concentrazione di fabbisogno energetico per chilometro quadrato. Risultato finale: avaria e corrente che “va via”, come si dice.
Gli investimenti pubblici e privati
La rete elettrica ha bisogno di venire ripensata nelle dimensioni e nel funzionamento, in modo che possa resistere meglio agli eventi meteorologici estremi e rispondere alle nuove abitudini di consumo create dalla transizione ecologica. Il rimpiazzo dei combustibili fossili con l’elettricità da fonti pulite si tradurrà infatti in un aumento dei piani cottura a induzione (in sostituzione dei fornelli a gas), delle pompe di calore (al posto delle caldaie) e dei veicoli a batteria (da ricaricare alla presa, anziché rifornire di carburante). Tutti nuovi carichi che si sommeranno ai condizionatori e agli altri elettrodomestici tradizionali.
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di Marco Dell’Aguzzo www.wired.it 2023-06-30 04:50:00 ,