Bocciato di nuovo: nonostante il via libera del consiglio d’maneggio in giugno, il maxistipendio di Elon Musk da ceo di Tesla (55,8 miliardi di dollari) è stato nuovamente bloccato da Kathaleen McCormick, cancelliere della Corte del Delaware, che già l’aveva silurato in gennaio giudicandolo superfluo eccessivo (sarebbe stato il più alto della storia per una società quotata).
Confermata la decisione di gennaio
McCormick ha spiegato che il via libera del board di Tesla non cancella la decisione presa dalla Corte del Delaware in gennaio. All’epoca a finire nel mirino era stato il conflitto d’interesse all’interno della società: in qualità di membro del consiglio di maneggio di Tesla, secondo la Corte del Delaware Musk aveva esercitato troppa influenza a margine delle trattative sulla sua generosa remunerazione.
Nella sua opinione di 101 pagine con cui conferma la decisione di gennaio, Kathaleen McCormick ha confermato come Musk controllasse le trattative salariali, sottolineando tra l’altro i numerosi errori procedurali del board di Tesla nelle dichiarazioni di delega riguardanti il voto.
Lo stipendio di Musk
Il complesso pacchetto salariale di Musk risale al 2017, con la concessione di dodici diverse tranche di stock option legate al raggiungimento di obiettivi di mercato. Alcuni azionisti di Tesla, come il fondo sovrano norvegese e il fondo previdenziale dei docenti californiani, avevano votato contro il pacchetto retributivo dell’uomo più ricco del mondo. Inutilmente.
Elon risponde attaccando la giudice
«Sono gli azionisti a decidere, non i giudici!», ha chiarito su X ripubblicando un post di Tesla nel quale si definiva la sentenza «sbagliata».
«Un giudice del Delaware ha faticosamente annullato la volontà della i più assoluta degli azionisti che possiedono Tesla e che hanno votato due volte per pagare Elon Musk quanto vale. La decisione della Corte è sbagliata e faremo appello», si legge nel post.