Bologna, fallimenti pilotati di supermercati: tra gli arrestati anche Massimo Vivoli, componente del Cnel

Bologna, fallimenti pilotati di supermercati: tra gli arrestati anche Massimo Vivoli, componente del Cnel

Bologna, fallimenti pilotati di supermercati: tra gli arrestati anche Massimo Vivoli, componente del Cnel



Era nota come la “banda del buco” e composta da “professionisti seriali” della bancarotta l’organizzazione criminale sgominata dalla Guardia di Finanza di Bologna, su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura felsinea. Il sodalizio, attivo praticamente in tutta Italia, era specializzato nell’acquisire società in crisi ma dotate di apprezzabili asset, che venivano depredate e condotte al fallimento. Sono in tutto 32 le persone denunciate – di cui 15 tratte in arresto e 10 destinatarie di altre misure cautelari – tutte accusate di vari reati fallimentari e tributari e di riciclaggio di proventi illeciti, anche con l’aiuto di compiacenti cittadini cinesi. Tra questi  anche Massimo Vivoli, ex presidente nazionale di Confesercenti e attuale componente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro.

Il Gip Andrea Salvatore Romito lo ritiene “persona che si era messa a disposizione del sodalizio”, assumendo la maggioranza delle quote di una holding, per poi disinteressarsi dell’effettiva gestione, lasciata in mano agli altri indagati.

Secondo l’accusa Vivoli è uno dei partecipanti dell’associazione a delinquere i cui promotori sono Fiore Moliterni, Riccardo Pieraccini e Domenico Pilato: erano coloro che provvedevano, per la Dda, a ‘rottamare’ le società svuotate dei loro attivi, anche attribuendo cariche sociali a prestanome, per rendere inefficace qualsiasi attività di recupero da parte dei creditori, in primis l’Erario. Inoltre avrebbero raccolto, nascosto e organizzato il riciclaggio dei proventi.  Moliterni era già stato coinvolto nell’indagine ‘Ragnatela’ sempre della Procura di Bologna, dove si ipotizzavano estorsioni legate alla gestione di una abitazione di riposo nell’Appennino.

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno inoltre eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per 32 milioni 

Tutto è partito nel 2020 quando la banda è subentrata alla guida di un gruppo societario dell’hinterland bolognese (composto da una holding e altre tre srl controllate) operante nei settori della dermo-cosmesi e della grande distribuzione organizzata con 32 supermercati nel nord Italia. Come appurato dai finanzieri, nei confronti di queste società sono state effettuate “vere e proprie operazioni di sciacallaggio cagionandone dolosamente il dissesto”. 

Poco prima del fallimento, ad esempio, 25 punti vendita furono trasferiti a new-co riconducibili all’associazione pregiudicando, peraltro, la riscossione coattiva da parte dell’erario di 3,3 milioni di tasse. Agli indagati viene inoltre contestato di lucrare sulla gestione del personale, assunto e somministrato attraverso società di “comodo”, che hanno compensato i relativi contributi previdenziali e assistenziali e le ritenute sul lavoro dipendente, con crediti d’imposta fittizi per oltre 2 milioni.

Gli ingenti guadagni illecitamente accumulati, secondo l’accusa, sono stati reinvestiti in nuove iniziative imprenditoriali (tra cui l’acquisto di un prosciuttificio del parmense) o trasferiti, per essere “ripuliti” a società italiane ed estere compiacenti sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari.

Tra queste spiccano tre “cartiere” con sede a Milano, amministrate da soggetti di etnia cinese irreperibili che, in meno di un anno, hanno emesso fatture false nei confronti di centinaia di imprese italiane realmente esistenti per 7 milioni e ricevuto bonifici sui propri conti aziendali per 11 milioni.



LEGGI TUTTO

[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-07-12 16:01:49 ,bologna.repubblica.it

Previous Mauro, Quagliariello & co. Nasce l’ennesimo “centrino”, stavolta di destra

Leave Your Comment