Se si guardano le performance delle Borse, non c’è partita. Da inizio anno Wall Street guadagna il 16,39% e il Nasdaq un tondo 21,92%. Venerdì entrambe hanno toccato gli ennesimi record storici. In confronto la Borsa di Milano, che indossa la maglia rosa in Europa con un +11,98%, sembra una lumaca. E se si prendono anche le stime sugli utili del secondo trimestre, la corporate America svetta con un incremento medio previsto quasi del 9%. Ma a ben guardare il vantaggio americano non è davvero così netto. O meglio, non rispecchia l’intero listino. E, guardando al secondo semestre, nonostante la sfiducia sui mercati a causa della politica diventata più instabile in Paesi chiave come la Francia, non è da escludere a priori una riscossa europea.
Il motivo per cui il vantaggio di Wall Street sulle Borse europee da gennaio (+16,39% contro il +7,81% dell’indice europeo Stoxx 600) è meno clamoroso di quanto non appaia a prima vista, è legato al fatto che a trainare la Borsa americana è stata praticamente solo una manciata di titoli. Solo il 24% delle azioni Usa ha sconfitto l’indice S&P 500 di Wall Street: secondo Bank of America è la terza minore percentuale di “lepri” dal 1986. Tant’è vero che se l’indice di Wall Street si calcolasse dando ad ogni azienda lo stesso peso, la performance da inizio anno verrebbe ridotta a un misero +4%. E lo stesso vale per gli utili: i profitti delle Magnifiche 7 sono saliti del 51,8% nel primo trimestre, mentre il resto di Wall Street ha fatto un modesto +1,3% secondo i calcoli di Tajinder Dhillon, senior research analyst di LSEG.
Dunque Wall Street non corre come un blocco compatto, ma c’è un gruppo ristretto di aziende che traina. Le magnifiche 7, che da sole fanno il 37% dell’indice S&P 500. L’Europa non ha questi colossi, ma corre lo stesso. Ha multipli più bassi (per tante ragioni strutturali che nessuno contesta), ha elevate incertezze politiche, ma le Borse corrono anche senza big tech. E c’è chi pensa ancora che – al netto di ulteriori terremoti politici e di imprevisti – l’Europa possa dare qualche soddisfazione in più. E anche la stessa economia europea.
In Europa – sottolinea Maria Paola Toschi, Global market strategist di JP Morgan Am – le famiglie hanno ancora da parte buona parte dei risparmi accumulati durante il Covid. Gli americani, invece, si sono già mangiati tutto. In America le famiglie sono ben più indebitate rispetto a quelle europee. In Europa – si vede dai grafici presentati da JP Morgan Am in occasione dell’outlook – i salari contrattuali stanno crescendo a un ritmo del 4,7% (anche se non in tutti i Paesi) mentre la disoccupazione cala: questo può favorire la ripresa dei consumi. In Usa il mercato del lavoro è molto tonico, certo, ma sta rallentando. In Europa il Recovery Fund può ancora dare una spinta. Anche gli Stati Uniti hanno tanti punti di forza economici e borsistici (tant’è vero che JP Morgan Am è «relativamente ottimista» sul futuro dei mercati in entrambe le sponde dell’Atlantico). Ma lo svantaggio del Vecchio continente potrebbe almeno un pochino essere ridotto.