Per Fantinati “abbiamo bisogno di regole, ma allo stesso tempo il confine tra informazione e disinformazione è sottile e difficile a controllare. Quel che è certo è che le grandi piattaforme hanno una responsabilità e devono attenersi alle leggi dei paesi in cui hanno sede, affinché i casi di disinformazione siano il minore possibile. Detto ciò non sarà mai possibile creare una legge perfetta, e in parallelo occorre dunque sviluppare una cultura digitale in modo tale che tutti possano iniziare a distinguere l’informazione dalla disinformazione”.
Tra Dsa, Dma e AI Act, per Benifei la visione d’insieme dell’Unione in fatto di intelligenza artificiale è ben definita: “Stiamo cercando di costruire un modello che possa funzionare in accordo con i nostri valori. Il nostro concetto di controllo sui dati da parte dei proprietari non deve finire sacrificato, così come l’importanza che attribuiamo alla privacy e l’idea che al centro di tutto ci siano i diritti della persona e non il profitto delle aziende. Finalmente anche i legislatori del resto del mondo stanno iniziando a considerare questo modello”.
Più critico Schrems, che dai tempi dell’introduzione del Gdpr individua nell’impianto legislativo dell’Unione in fatto di digitale un problema di applicazione: “Con il Gdpr abbiamo avuto la dimostrazione lampante di come alcuni regolamenti funzionino bene sulla carta ma non nella realtà. Il Gdpr è una buona legislazione, ma la sua applicazione problematica è un tema del quale si parla molto a livello politico: le aziende più piccole sono in difficoltà a soddisfarne i requisiti, mentre per quelle più grandi il sistema rischia di non essere sufficiente”.
Il problema sta per riportarlo sotto i riflettori proprio Schrems, che è pronto a fare ricorso per la terza volta contro gli accordi tra Stati Uniti e Unione Europea sul trasferimento dei dati degli utenti se il nuovo accordo, la cui discussione è appena iniziata, non rispettasse le sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea: “L’Unione europea sta adottando una versione della legislazione senza rispettare la sentenza della corte di giustizia. C’è un ostacolo sistemico all’orizzonte: quando inizi a regolamentare Internet in tutto il mondo, a un certo punto ti imbatterai in leggi in contrasto tra di loro. Europa e Stati Uniti, e il caso del trasferimento dei dati, è un esempio. Allora come possiamo avere un Internet democratico con Paesi che collaborano pur avendo visioni diverse su determinati argomenti come la democrazia e la sua integrità? Questa è la grande sfida che ci aspetta nel futuro, a prescindere dal Gdpr”.
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di Lorenzo Longhitano www.wired.it 2022-05-28 15:24:14 ,