LUSAIL – Sembra un fraticello di campagna, non un Messia. Ma quando apre le braccia dopo il suo secondo rigore del giorno, il primo della serie finale per l’Argentina, è il capo di una chiesa che vuole abbracciare il mondo. Non si tira indietro neppure in partita, al 75′, anche se ne ha sbagliati cinque. Si sistema i capelli, sputa, non guarda né a destra né a sinistra, ma ha gli occhi dentro alla vita. Il giocatore più piccolo, una pulce appunto, contro il gigante, il più alto del mondiale, il portiere Noppert (2.03). Sinistro e palla sotto la traversa. Con questo siamo a 4 reti in Qatar, 10 in tutto ai Mondiali, come Batistuta, e 96 in nazionale.
Messi ha il collo rosso, un po’ di affanno, però dice messa a suo modo, da uno che serve i fedeli. E che ha fede per inventare quello che non c’è. Solo lui nota quello spazio, un passaggio filtrante, senza mai guardare da quella parte. Passaggio in diagonale cieco dopo un dribbling, per smarcare un compagno davanti al portiere: Messi per Molina, un difensore che non ha mai segnato. Ma quando ti apparecchia il gol Messi, che fai? La butti dentro, anche se è la tua prima volta. Messi per gli altri, non più quello che può sgusciare via a piacimento dai raddoppi avversari, ma quello che distribuisce occasioni. Per lui 5 assist nella fase finale dei mondiali, uno in più di Pelé. Insomma, mister 7 Palloni d’oro che non dice io, ma noi. Un anti-Ronaldo. Applaudito ogni volta che offre palloni o quando tira una punizione che sfiora la traversa. Messi a 35 anni è sempre più Argentina e l’Argentina è sempre più Messi.
C’era anche un’altra sfida dentro alla partita senza gol da 24 anni (fino a ieri): quella di Van Gaal, vecchio allenatore del Barcellona, contro il suo (ex) giocatore più rappresentativo, Messi. Van Gaal, 71 anni, non ha mai perso una partita al Mondiale su 12. È un tipo ironico, ama sorprendere, indovina sempre il cambio giusto, Weghorst entra dalla panchina e segna due gol, l’ultimo al 101′, uscito da una schema.
Per Van Gaal è la sua terza Olanda: la prima non si qualificò al Mondiale 2002, la seconda arrivò terza in Brasile 2014 perdendo la semifinale con l’Argentina ai rigori. L’unica volta in cui rinnegò sé stesso: rimise in porta il titolare Cillessen che fu trafitto quattro volte. In precedenza nella partita contro il Costa Rica, al 120′, proprio prima dei rigori, aveva fatto entrare la riserva Krul. Mossa a sorpresa, tutti a pensare: questo qui sarà un fenomeno. Macché. Era solo una mossaspiazzante. Spiegò: l’ho scelto solo perché è più alto. Comunque la riserva parò due rigori e l’Olanda passò. Van Gaal è stato colpito duro dalla vita (ha perso la moglie Fernanda per un tumore), ora sta curando un tumore alla prostata (di mattina sul campo, di notte chemio). Non la manda a dire: “Mi trovate abbronzato? Mia madre nella bara aveva le guance rosse. Questione di genetica “.
La sua ossessione sono gli argentini. La prima frase che disse a Riquelme fu: “Non sono io che ti ho richiesto. Anzi, fosse stato per me neppure ti avrei voluto. Sei il miglior giocatore del mondo quando hai la palla, quando non ce l’hai giochiamo con uno in meno”. Poi al Manchester l’avversione a Di Maria. Avrà qualcosa da dire anche su Messi che ha vinto 4 Champions con il Barcellona? “Merito di Guardiola che non gli ha permesso di giocare da solo, invece tutti gli altri hanno adattato la squadra a Messi”. Prima del Sudafrica gli chiesero dove sarebbe potuta arrivare l’Argentina, e lui: “Può anche avere i migliori del mondo, ma serve un buon tecnico”. L’allenatore era Maradona. Ma stavolta Messi, con Martinez e l’Argentina sono stati un solo Sudamerica. Fino alla fine.