di Kevin Carboni
Guerra aperta tra le associazioni di ristorazione e distribuzione commerciale e quelle dei consumatori, a causa della minaccia delle imprese di non accettare più i buoni pasto se non verranno abbassate le commissioni. Per le aziende, sui ticket graverebbe una “tassa occulta”, che le priverebbe fino a un 20% dei ricavi. Tuttavia, un eventuale boicottaggio rappresenterebbe un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratrici e lavoratori che utilizzano quotidianamente questo strumento per sostituire la mensa aziendale.
In un anno in Italia vengono usati oltre 500 milioni di buoni pasto, per un giro di affari di circa 3,2 miliardi di euro. Del totale, 175 milioni vengono acquistati dalle pubbliche amministrazioni, per metterli a disposizione di un milione di dipendenti, mentre il resto viene usato dal settore privato. Ogni giorno, lavoratrici e lavoratori spendono in bar, ristoranti, supermercati e altri negozi convenzionati circa 13 milioni di buoni.
Sull’acquisto dei ticket però, hanno segnalato le associazioni degli esercenti, graverebbero le commissioni più alte in Europa, che assieme agli oneri di gestione e finanziari porterebbero a un “deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi ne perdono 3mila”, riporta il Corriere della Sera. La situazione è stata segnalata da Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe Confcommercio, a seguito di una riunione per chiedere la riforma delle gare Consip con cui si acquistano i buoni pasto.
Le aziende hanno quindi chiesto al governo “la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto e la riforma complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altri paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi”, riporta il Sole 24 ore. “Non sono accettabili commissioni sul livello di quelle precedenti, dal 16% al 19%, se queste fossero le condizioni dell’assegnazione è ragionevole pensare che le aziende non saranno nelle condizioni di accettare più i buoni pasto” ha detto Lino Stoppani di Fipe al Corriere della Sera, al quale ha fatto eco Alberto Frausin di Federdistribuzione dicendo che “non vorremmo essere costretti a non accettare più i buoni pasto”.
A queste ipotesi hanno risposto le associazioni dei consumatori, dicendosi pronte a class action e segnalazioni. Secondo quanto detto al Corriere della Sera da Massimiliano Dona, dell’Unione nazionale consumatori, “siamo al solito ritornello che ciclicamente ritorna ad ogni nuova gara Consip. Al di là del fatto che bar e ristoranti traslano il costo delle commissioni sul cliente finale e che, quindi, a pagarlo non sono solo loro ma i consumatori, è chiaro che se un esercizio rifiuterà i buoni pasto sarà nostra cura segnalarlo per la revoca della convenzione per il grave inadempimento delle obbligazioni contrattuali”.
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www.wired.it
2022-05-19 09:12:47