di Kevin Carboni
Alcune aziende sono tornate a protestare sulle condizioni di accettazione dei buoni pasto, minacciando di non accettarli più e rischiando così di mettere in difficoltà circa 3 milioni di lavoratrici e lavoratori che utilizzano quotidianamente questo strumento, per sostituire la mensa aziendale. Infatti, Confcommercio Fipe, Fida Confesercenti, Federdistribzione, Coop e Ancd Conad hanno annunciato uno stop ai ticket per il prossimo 15 giugno, al fine di spronare il governo a una riforma del sistema.
“Con questa giornata di sospensione del servizio – dichiara Aldo Mario Cursano, Vice Presidente di Fipe-Confcommercio – vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto. Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia di essere inutilizzabile. C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far si che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo noi a pagarli per di più in un momento in cui le imprese sono a rischio per gli insostenibili aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime.”
Ogni giorno in Italia vengono spesi circa 13 milioni di buoni pasto, per un totale di oltre 500 milioni di buoni all’anno e un giro di affari di circa 3,2 miliardi di euro. Del totale, 175 milioni di ticket vengono acquistati dalle pubbliche amministrazioni, per metterli a disposizione di un milione di dipendenti, mentre il resto viene usato dal settore privato. Sul loro acquisto però, secondo le associazioni degli esercenti, graverebbero le commissioni più alte in Europa, che si attestano tra il 16% e il 19%. Aggiungendo al costo delle commissioni gli oneri di gestione, secondo le imprese i buoni subirebbero un deprezzamento di circa il 30% del valore totale.
Per le imprese le commissioni a loro carico sarebbero “insostenibili, per ogni buono da 8 euro ne incassiamo poco più di 6” riportata Ansa. Gli esercenti chiedono quindi commissioni di gestione più basse, la salvaguardia del valore nominale dei titoli – quindi un valore uguale sia per il consumatore sia per l’impresa – e la riforma del sistema al massimo ribasso per vincere il servizio nelle gare Consip. Una riforma destinata insomma a far risparmiare le aziende, scaricando tutti i costi sulla pubblica amministrazione.
Le associazioni dei consumatori, però, hanno respinto queste dichiarazioni sostenendo come in realtà, bar e ristoranti, traslino il costo delle commissioni sul cliente finale e che a pagarle non siano gli esercenti, ma i consumatori stessi.
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www.wired.it
2022-06-08 13:51:17