Secondo l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr), i primi sette mesi proiettano il 2022 come l’anno con temperature più elevate della storia in Italia. Luglio ha fatto registrare 2,26 gradi centigradi in più rispetto alla media italiana dal 1800 – ovvero da quando vengono rilevati i dati – a oggi, e nel complesso i primi sette mesi dell’anno hanno fatto registrare un aumento di 0.98 gradi. Michele Brunetti dell’Isac-Cnr ha detto all’Ansa che “se il 2022 finisse adesso sarebbe l’anno più caldo di sempre”.
Le elevate temperature di quest’anno confermano un trend che va avanti ormai da diversi anni, in Italia ma non solo. Il 2018, con un’anomalia di 1,58 gradi sopra la media del periodo di riferimento, tra il 1971 e il 2000, era stato l’anno più caldo per l’Italia dal 1800, superando il record del 2015. Il secondo decennio del ventunesimo secolo è stato quello con le temperature medie più elevate della storia del nostro paese, e ad oggi la classifica dei primi sei anni più caldi della storia comprende, nell’ordine, il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Ciò vuol dire che i sei anni con le temperature più elevate di sempre si sono verificati tutti negli ultimi otto anni.
Quest’anno, la questione del clima sta avendo un impatto particolarmente visibile sul tessuto socio-economico dell’Italia. Al di là delle temperature elevate che stiamo tutti percependo in questo periodo, l’Italia è nel pieno di una delle sue peggiori siccità della storia, e il Po sta attraversando la più grave secca degli ultimi 70 anni, minacciando i raccolti e mettendo a rischio la normale produzione di materie prime necessarie per un corretto svolgimento delle attività industriali e agricole del paese.
Le conseguenze della crisi del clima, se non si prendono provvedimenti seri, sono piuttosto inquietanti. Secondo la seconda parte del sesto rapporto sul cambiamento climatico dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) – il documento più accreditato per comprendere gli effetti della crisi del clima firmato dagli esperti dell’ente intergovernativo dell’Onu e pubblicato a febbraio – non basterà ridurre le emissioni. Sarà necessario accelerare e ripensare il processo di adattamento, riorganizzare città, economia, energia, sanità, infrastrutture per attutire l’impatto, limitare i danni e le perdite e adattarci agli scenari, difficili, che ci aspettano.
Stando solo all’Europa, il rapporto evidenzia come le ondate di calore metteranno sempre più a rischio la salute pubblica, aumenteranno il livello di desertificazione riducendo le possibilità di coltivare, e – come abbiamo modo di vedere in maniera piuttosto evidente quest’estate – incrementeranno sempre di più la frequenza e la portata degli incendi. Tutto questo senza neanche menzionare il problema dell’innalzamento delle acque, che mette a rischio tutte le città costiere.
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di Bojan Zeric www.wired.it 2022-08-05 12:30:35 ,