Il vicepresidente del Senato: «Questa è una battaglia di civiltà, i personalismi non esistono ». «Gli ultimi tre referendum costituzionali hanno tutti superato il 50% dei votanti»
«Dovrò rifare le magliette…».
Quali magliette, senatore Calderoli?
«Per promuovere il referendum, avevo fatto stampare le magliette “Chi sbaglia, paga”. Ora dovrò rifarle: “Chi sbaglia, non paga”. Magari, mobilitano lo stesso… Ma sentir dire questo dalla Corte costituzionale è brutto». Roberto Calderoli si riferisce al fatto che la Consulta ha ritenuto inammissibile il quesito sulla responsabilità civile dei magistrati, uno dei sei referendum promossi dalla Lega e dai Radicali.
Perché, secondo lei, la Consulta ha bocciato il quesito?
«Ovviamente, attendiamo le motivazioni. Da quel che ho capito, sostengono che sia un referendum innovativo. Qualcosa che introduce nell’ordinamento elementi che non c’erano, come appunto la responsabilità diretta dei magistrati».
La Consulta avrà le sue ragioni. O no?
«Il problema è che non è così. Perché la responsabilità dei magistrati c’era, come da articolo 18 della Costituzione, sia pure con un regime speciale che prevedeva il vaglio del ministero della Giustizia e della Cassazione. Poi, dopo i referendum radicali del 1987, approvati con oltre l’80% dei Sì su un’affluenza del 65%, arrivò la legge Vassali che si portò via tutto. È chiaro che quella legge aggirava la volontà popolare, ma non si capisce perché quello che era ammissibile nel ‘87, oggi non lo sia più».
A giudicare dalle recenti affluenze, il portare alle urne gli italiani non è semplicissimo. È preoccupato?
«No, anche se certamente dovremo metterci pancia a terra e spiegare, spiegare, spiegare… Tenga conto che comunque gli ultimi tre referendum costituzionali hanno tutti superato il 50% dei votanti».
Beh, l’ultimo era per tagliare i parlamentari… Perdoni la battutaccia, ma ha torto chi dice che le riforme della giustizia, argomento tecnico, dovrebbero essere affrontate dal Parlamento?.
«In un mondo ideale, certo: le riforme dovrebbe farle il Parlamento. Ma se il Parlamento, anche a dispetto di casi macroscopici, non lo fa? Bisogna ammetterlo: le Camere, su questo, non hanno il coraggio di intervenire. Ma non è che prima andasse meglio: proprio la legge Vassalli fu andare contro la volontà popolare un anno dopo che era stata espressa».
Da un certo punto di vista, quello sulla responsabilità dei magistrati era il quesito più semplice da spiegare. Ora come intendete fare?
«Con i Radicali e con un grande, grandissimo coinvolgimento della società. Con alcuni settori è facile: da molti avvocati mi sono arrivati pacchi di firme che si erano incaricati loro stessi di far autenticare. Veda lei…».
C’è chi teme il ripetersi dell’ «effetto Matteo». La personalizzazione dei referendum del 2016 su Renzi si trasformò in referendum sull’ex premier. Salvini non corre questo rischio?
«Nel momento in cui hai il via libera della Consulta sull’ammissibilità, i referendum non sono più dei partiti. Questo è una battaglia di civiltà, non un personalismo. È un argomento talmente serio che se qualcuno vuole intestarsi qualcosa ha già sbagliato in partenza».
C’è chi dice: i referendum spaccano sia la maggioranza che l’opposizione…
«Come sopra: la scelta è stata data ai cittadini. Sono loro che scelgono, non è questione di alleanze o di maggioranze».
Fratelli d’Italia ha già fatto sapere che non sosterrà due quesiti. La preoccupa?
«Guardi, se i loro sostenitori andranno a votare, concorreranno alla determinazione del quorum e potranno votare quello che preferiscono: è il senso dei referendum. Certo, se qualcuno avesse letto il quesito sulla custodia cautelare, forse non avrebbe preso quella posizione».
«Se ci fosse pericolo di inquinamento delle prove o di fuga, la legge rimarrebbe identica. Se ci sono reati di violenza, di criminalità organizzata, contro l’ordine costituzionale o con uso di armi, non cambia nulla».
E se passasse l’idea di non andare a votare?
«Beh, l’invito di Craxi ad andare al mare, non è che gli abbia portato bene».
18 febbraio 2022 (modifica il 18 febbraio 2022 | 21:14)
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Marco Cremonesi , 2022-02-18 20:15:20
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