Per la morte di Camilla Canepa dopo l’immunizzazione con Astrazeneca sono responsabili anche la Regione Liguria e il Comitato Tecnico Scientifico. A dirlo sono Anna Rubartelli ed Enrico Haupt. Che da Genova hanno provato a bloccare gli Open Day per i giovani prima della primavera del 2021. E hanno fornito anche cure per i casi sospetti di Vitt. Ovvero la sindrome di trombosi cerebrale con piastrine basse che sarebbe indotta proprio da quel vaccino. L’edizione genovese di Repubblica parla dell’inchiesta con cinque indagati per la morte della 18enne di Sestri Levante. Dicono Rubartelli e Haupt: «Dispiace molto che finiscano sotto accusa solo le persone che si sono ritrovate a trattare Camilla Canepa quando ormai era stata fatta l’immunizzazione. E non chi, fra Stato e Regione, secondo noi ha responsabilità maggiori».
Stato e Regione
Haupt ha lavorato anche sulla morte di Francesca Tuscano, stroncata da trombosi cerebrale dopo l’immunizzazione. La Società Italiana per lo Studio di Emostasi e Trombosi (Siset) aveva recepito le indicazioni dalla Germania per l’utilizzo di immunoglobuline sui paziente colpiti da Vitt. E all’epoca i due medici avevano preparato un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per permettere al 118 di farsi trovare pronto in caso di queste emergenze. Il documento è stato spedito il 14 aprile 2021, ma è rimasto negli uffici dell’agenzia ligure per la sanità fino al 27 maggio. Canepa va al pronto soccorso il 3 giugno. I sintomi sono fotofobia, mal di testa, piastrine basse. «Ci chiediamo perché il nostro protocollo sul trattamento Vitt sia rimasto nel cassetto in Alisa per così tanto tempo», dice Haupt.
Il ritardo su Canepa
«Se fosse stato trattato con l’urgenza che meritava, a Lavagna sarebbe arrivato sicuramente prima. E forse Camilla Canepa si sarebbe potuta salvare, vista anche l’evoluzione della Vitt diversa (non fulminante, ndr) rispetto a Francesca Tuscano». La testimonianza prosegue: «Insieme a Valeria Poli (ordinaria di Biologia Molecolare a Torino, ndr) abbiamo provato in tutti modi, anche scrivendo al direttore Aifa Magrini e interloquendo con una componente del Cts, per evitare che venisse usato AstraZeneca sui giovani e soprattutto sulle giovani donne. Le nostre segnalazioni, supportate da dati e autorevoli pubblicazioni scientifiche, non sono state prese in considerazione». La procura ha chiesto alla componente del Cts Cinzia Caporale perché gli allarmi siano stati ignorati. Lei si è difesa dicendo che Ema e Aifa avevano autorizzato il vaccino dai 18 anni in su.
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Scritto da Redazione perwww.open.online il 2024-03-25 06:09:08 ,