La corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sulla cannabis. La bocciatura, ha spiegato il presidente della Consulta, Giuliano Amato, è arrivata al termine della camera di consiglio perché “il quesito referendario faceva riferimento a sostanze che includono le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente per farci violare anche obblighi internazionali”. Se il quesito, ha aggiunto, fosse stato riferito “alla cannabis e all’uso personale della medesima sarebbe stato ammissibile, non ho dubbi”.
Le ragioni della bocciatura
Nel dettaglio, ha illustrato Amato nel corso della conferenza stampa convocata per spiegare le decisioni della Consulta su tutti i referendum, “basti dire che il quesito è articolato in 3 sotto quesiti. Il primo relativo all’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga (il Testo unico del 1990, ndr) prevedeva che scomparisse tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, quelle che includono il papavero e la coca, le cosiddette droghe pesanti, mentre la cannabis è alla tabella 2. Già questo è sufficiente per farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. E ci portano a constatare l’inidoneità dello scopo perseguito”, ha concluso.
La replica dei promotori
Una “decisione incredibile” per Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa che si è sconfitto in prima linea per il referendum. “La corte costituzionale ha fatto quello che il presidente Amato ha detto pochi giorni fa che non andava fatto, cioè cercare il pelo nell’uovo. È un colpo durissimo per la democrazia in italia”, ha detto Magi, ricordando le oltre 600 mila firme raccolte per il referendum.
Dal punto di vista normativo, ha spiegato il deputato, “non potevamo che intervenire sul comma 1, semplicemente perché il comma che riguarda la cannabis dice ‘per le stesse condotte di cui al comma 1′”.
Durissima anche la replica del Comitato promotore di cui fanno parte, tra gli altri, l’associazione Luca Coscioni, Meglio Legale e il Forum Droghe: “Le motivazioni addotte dal presidente Amato e le modalità scelte per la comunicazione, sono intollerabili”. Il quesito “non vìola nessuna convenzione internazionale tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti paesi, ultimo tra questi Malta. Il riferimento del Presidente alle tabelle è fattualmente errato: dall’anno della bocciatura della Legge Fini Giovanardi (2014) il comma 4 è tornato a riferirsi alle condotte del comma 1, comprendendo così cannabis. La scelta è quindi tecnicamente ignorante e esposta con tipico linguaggio da convegno proibizionista. “Si è persa l’unica occasione di cambiare le leggi sulle droghe che in questo Paese nessuno ha il coraggio di toccare, nemmeno chi dice di voler riformare la giustizia”.
Cosa chiedeva il quesito
Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope (D.p.R. 309/1990) è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe. In primo luogo si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi pianta, mantenendo le pene per la detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze a fini di spaccio (intervenendo sulla disposizione di cui all’articolo 73, comma 1) e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis e alle sostanze ad essa assimilate, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito (intervenendo sul 73, comma 4). Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa (intervenendo sull’articolo 75, comma 1, lettera a).
Le reazioni
A destra, il deputato di Forza Italia Elio Vito ha scritto: “Le mafie ringraziano, le carceri continueranno a scoppiare, i tribunali ad essere ingolfati, i malati continueranno a soffrire”. Esultano invece i movimenti Pro Vita e il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “Un’ottima notizia, il partito della droga è stato sconfitto”.
Il Comitato promotore ha già annunciato che non si fermerà e andrà avanti con iniziative giudiziarie e politiche, da possibili azioni sulle stop al referendum alla spinta per le proposte di legge in discussione. Lo dice anche Giuseppe Conte, leader M5s: “Vista la grande partecipazione della cittadinanza su questi temi (cannabis ed eutanasia, ndr), questa attesa non può rimanere inevasa ed è bene che il Parlamento si assuma le sue responsabilità”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-02-16 21:04:25 ,www.repubblica.it