Sul canone Rai la Lega di Matteo Salvini vuole passare dalle parole ai fatti. Una delle battaglie su cui il Carroccio aveva costruito la propria campagna elettorale la scorsa estate ha infatti portato lo scorso 30 marzo alla presentazione in Senato di un disegno di legge (ddl) per abolire, tra l’altro, la tariffa di abbonamento alla televisione pubblica.
Come riporta l’agenzia Adnkronos, la proposta del partito di maggioranza prevede la “progressiva riduzione dell’importo del canone Rai, con un taglio a cadenza annuale del 20%, fino al suo totale azzeramento”, nonché la ridefinizione “univoca” del concetto di servizio pubblico, “indispensabile per mantenere e affermare i valori culturali e sociali e difendere, al contempo, le identità locali“. Obiettivo del ddl è inoltre la realizzazione di un nuovo canale “interamente dedicato alla trasmissione di programmi e rubriche di promozione culturale, nel quale non possono essere trasmessi spot”. Che di fatto già esiste: Rai5.
Un percorso lungo cinque anni dovrebbe portare dunque, nelle intenzioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e del suo partito, all’abolizione definitiva del canone, ritenuta oggi un’imposta “anacronistica e ingiusta”, poiché “dovuta per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale”. Il ddl punta invece a eliminare il canone da subito “laddove sussista ancora oggi l’impossibilità di accesso alla rete o l’impossibilità di fruizione del servizio da parte degli utenti per motivi estranei alla propria volontà”.
I compiti del servizio pubblico, secondo il Carroccio, sono legati a “libertà, completezza, obiettività e pluralismo dell’informazione”, nonché alla “valorizzazione delle identità locali e delle minoranze linguistiche”. Anche per questo, deve programmare, tra le altre, trasmissioni “idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale ed economica del paese, nonché nelle istituzioni e nella famiglia, valorizzandone le opportunità, l’impegno e i successi conseguiti nei diversi settori, in adempimento ai principi costituzionali”.
Il ddl sottolinea infine la necessità di rendere “riconoscibile per i telespettatori, in modo agevole e immediato, il pubblico interesse” di un programma, inserendo la frase “‘Programma finanziato con il contributo del canone’ all’inizio, alla fine o nel corso di ciascuna trasmissione”, esclusi i telegiornali.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-03-31 12:10:37 ,