Sono già tra noi, da settimane: dicembre è iniziato da poco, ma le canzoni di Natale iniziano a tornare in classifica già a novembre. Last Christmas e All I want for Christmas is you sono già alla terza settimana nella top 100 delle canzoni più ascoltate in Italia, Mariah Carey è addirittura già in top 10, settima. L’anno scorso il pezzo degli Wham! è arrivato al 1° posto delle classifiche inglesi: nei 39 anni precedenti della sua storia non era mai successo, neanche (soprattutto) all’uscita. Le canzoni di Natale sono quelle che tutti odiamo, ma che poi ascoltiamo in continuazione, anche se per un mese solo. Ma non hanno mai avuto così tanta fortuna e generato così tanti ascolti: è un fenomeno che va oltre al Natale e spiega come sono cambiate le nostre abitudini di ascolto della musica.
All I want for Christmas is a hit song
Quando uscì 30 anni fa, All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey non fu una hit. Arrivò al secondo posto in Inghilterra e Giappone, in America non vide neanche la top 10. Nel frattempo, però, è arrivata in testa alle classifiche di 25 paesi e solo su Spotify conta quasi 2 miliardi di stream. Di cui la metà accumulati negli ultimi 3 anni: la meta del miliardo è stata superata nel 2021. Un dialogo simile vale per Last Christmas, ferma – si fa per dire – a 1 miliardo e 650mila stream e numero 1 in 16 paesi nei suoi 40 anni di storia: la canzone venerdì 12 viene celebrata con un’edizione limitata in cd vinile e digitale. Anche se sui social si fa a gara a cercare di evitarla, con il Whamageddon, il contest in cui chi ascolta il brandello viene eliminato e deve dichiararlo: l’anno scorso il TG1 la mise come sottofondo di un suo servizio e ci fu una sollevazione popolare.
È il paradosso delle canzoni di Natale: uno dei repertori musicali più vasti della musica pop, ampliato ogni anno da nuovi album e canzoni che iniziano ad uscire già ad ottobre. Sono parte delle nostre abitudini, fanno atmosfera, ma in pubblico vengono spesso derise e raccontate come trash. Però artisti e artiste le incidono perché sanno che possono diventare hit nel lungo periodo e svoltare una carriera – ma anche rischiare di monopolizzarla. Come è successo a Michael Bublé cantante swing spesso identificato con le sue versioni di classici natalizi, che puntualmente tornano in classifica ogni anno – mentre lui imperterrito continua a fare musica “normale”.
Il “nuovo successo” delle canzoni di Natale
Nel 1998 Nick Hornby scrisse About a boy, che nel 2002 diventò un film con Hugh Grant: il protagonista era un trentenne nullafacente che viveva di rendita sui diritti d’autore di una canzone di Natale scritta dal padre. Con i numeri attuali, probabilmente sarebbe un milionario,
Le piattaforme streaming hanno allargato la platea di ascoltatori, sicuramente: ascoltiamo molta, ma molta più musica. Ma soprattutto ascoltiamo molta più musica “vecchia”, quella che in gergo viene chiamato “catalogo”.