Più complicata la situazione in abitazione berlusconiana dopo il grave smacco subito in Senato, dove la non partecipazione al voto di Fi è risultata ininfluente. Mentre alla Camera dovrebbe essere confermato Paolo Barelli (sempre che non rientri nella squadra di governo), in Senato potrebbe essere compensata per il suo mancato ingresso nell’esecutivo proprio Licia Ronzulli, pomo della discordia tra Meloni e Berlusconi.
L’uscente Anna Maria Bernini potrebbe essere recuperata al governo o come vicepresidente del Senato in quota maggioranza. Il Cavaliere punta in realtà anche a una vicepresidenza della Camera, ma certo lo strappo delle scorse ore con Meloni non aiuta.
Sul fronte delle opposizioni si va verso la conferma degli uscenti nel caso del M5s (Francesco Silvestri alla Camera e Mariolina Castellone al Senato) e all’elezione del calendiano Matteo Richetti alla Camera e della renziana Raffaella Paita al Senato per il cosiddetto Terzo polo.
Molto più complicata la situazione del Pd, dove lo storico potere delle correnti si somma a una situazione precongressuale. L’indicazione del segretario Enrico Letta di confermare le uscenti Debora Serracchiani a Montecitorio e Simona Malpezzi a Palazzo Madama si scontra con la volontà della sinistra interna di pesare di più nei nuovi gruppi, dove la componente degli ex renziani di Base riformista è molto ridotta.
L’alternativa potrebbe dunque essere Anna Ascani alla Camera e un derby tra Valeria Valente e Anna Rossomando, orlandiana doc, al Senato. Le perdenti potrebbero essere compensate con le vicepresidenze d’Aula. Anche perché gli altri papabili dem per le vicepresidenze, i ministri uscenti Lorenzo Guerini e Dario Franceschini, puntano ad altro: il primo si è reso disponibile per la guida del Copasir nel caso di richiesta unanime, il secondo per la guida della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato.