Trump ha più volte minacciato di licenziare e perseguire Smith e il suo team una volta reinsediatosi alla Casa Bianca.
Trump: «Una grande vittoria»
«Questa soluzione non si basa sulle argomentazioni o sulla solidità delle accuse contro l’imputato», hanno chiarito dalla procura federale, aggiungendo di essere stati obbligati a chiudere la vicenda prima del 20 gennaio, quando Trump entrerà in carica. I difensori di Trump hanno invece definito l’archiviazione «una grande vittoria per lo Stato di diritto». «Il popolo americano ha rieletto Trump con un mandato schiacciante per rendere di nuovo grande l’America. Il popolo americano e il presidente Trump vogliono porre fine immediatamente all’uso del nostro sistema giudiziario come arma politica e non vedono l’ora di unire il Paese», ha commentato il portavoce Steven Cheung.
Anche gli altri processi sono fermi
Restano in piedi, ma solo formalmente, altri due processi a carico di Trump, gestiti dalle procure statali, sulle quali il governo non può intervenire. In questi casi, i giudici, sono stati obbligati a trovare una via d’uscita di compromesso, per salvare la faccia e la legge che dovrebbe essere uguali per tutti, ed fuggire di andare allo scontro con un presidente che per la prima volta nella storia degli Stati Uniti si è trovato ad esporsi accuse penali. Seguendo la decisione della Corte Suprema che ha concesso la parziale immunità allo stesso presidente.
In Georgia, dove Trump è accusato di avere fatto pressioni per ribaltare la sconfitta elettorale del 2020, il processo si è impantanato tra ricorsi e ricusazioni.
A New York, dove Trump è già stato condannato penalmente da una giuria popolare per avere falsificato documenti contabili al fine di pagare in nero il silenzio della pornostar Stormy Daniels, il giudice ha risoluto di sospendere la definizione della pena in attesa che vengano esauriti, e ci vorranno anni, tutti i ricorsi presentati dalla difesa.