Se il successo elettorale si misurasse con il valore delle donazioni ricevute, Carlo Calenda avrebbe vinto la corsa a sindaco di Roma e Azione, il suo partito, potrebbe puntare a conquistare decine di posti in Parlamento alle prossime elezioni. Le cose fin qui sono andate diversamente, ma intanto l’ex ministro con targa Pd ha fatto il pieno di contributi privati. Il mondo della grande impresa si è mobilitato per dare un segno concreto del suo sostegno alle ambizioni del manager, già braccio destro di Luca Montezemolo in Confindustria, che ha fatto il gran salto in politica. Nell’arco di poco più di un anno, tra agosto 2020 e l’ottobre scorso, Azione e la lista Calenda sindaco, in lizza per le recenti amministrative della Capitale, hanno incassato più di un milione e mezzo di euro.
La lista dei donatori di Azione è affollata di grandi nomi dell’imprenditoria. Si parte dalla moda. Il patron di Prada, Patrizio Bertelli ha versato 50 mila euro, dalla famiglia Zegna, dell’omonimo marchio di abbigliamento, sono arrivati due pagamenti per un totale di 50 mila euro, mentre i Loro Piana, titolari di un’altra famosa griffe del made in Italy, hanno inviato un bonifico di 30 mila euro. L’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, finanziatore importante anche di Forza Italia, ha contribuito con un versamento di 50 mila euro, il massimo consentito dalla legge per un singolo donatore. Stessa somma anche per la Fondazione Giovanni Arvedi, che fa capo all’omonimo imprenditore siderurgico di Cremona, mentre 3 mila euro sono arrivati da Alessandro Banzato, che presiede Federacciai.
Il lungo elenco dei sostenitori comprende anche Alberto Bombassei, a capo del gruppo Brembo, che ha contribuito con 50 mila euro. Poi troviamo Luca Garavoglia, presidente del gruppo Campari con 10 mila euro, i Merloni della Ariston, appena sbarcati in Borsa (20 mila euro), Gianfelice Rocca della Techint (50 mila euro) e i petrolieri Brachetti Peretti, con una donazione di 10 mila euro a carico della holding di famiglia Finbra.
A fine settembre, negli ultimi giorni di campagna elettorale a Roma, si sono fatti avanti anche Nicolò Rebecchini e Pietro Salini. Il primo, erede della nota famiglia di costruttori della Capitale, ha contribuito con 5 mila euro al bilancio del Comitato Calenda sindaco. Salini invece, primo azionista e amministratore delegato di Webuild, colosso internazionale delle grandi opere, ha versato 10 mila euro. Davide Serra, il finanziere con base a Londra che da tempo sostiene Matteo Renzi, ha puntato 24 mila euro anche su Azione.
In testa alla graduatoria delle donazioni più ricche a favore della lista Calenda per il Campidoglio troviamo invece l’imprenditore veneto Alberto Baban e Massimo Caputi, un manager di lungo corso in campo immobiliare che negli ultimi anni ha puntato sulle terme, rilevando, tra l’altro, quelle di Chianciano. Entrambi hanno versato 20 mila euro. Dai fratelli Fausto e Felice Boga, titolari del marchio di arredamento Habitare (sede in provincia di Varese) sono invece arrivati 15 mila euro ciascuno. Dal profondo nord, arrivano anche i finanziamenti della famiglia Zacchera, che gestiscono una rinomata catena alberghiera sul Lago Maggiore. Le società Zaccheraservice e la collegata Viscania hotel hanno versato in totale 20 mila euro. Stefano Zacchera, amministratore del gruppo, l’anno scorso ha trovato posto nella direzione nazionale di Azione, come esperto del settore turistico.
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di Antonio Fraschilla, Vittorio Malagutti e Mauro Munafò
espresso.repubblica.it
2021-12-06 10:40:00 ,