LONDRA. Il consumo di carne è cresciuto di pari passo con il progresso dell’uomo: ne sappiamo qualcosa anche in Italia, dove prima del boom economico del dopoguerra la bistecca era un lusso da mettere in tavola la domenica; e ne sanno qualcosa in Cina, dove negli ultimi cinquant’anni il consumo annuale medio di carne è passato da 5 a 50 chilogrammi a testa. Ma, come gli imperi destinati all’ascesa e poi al declino, la produzione mondiale di carne sta per raggiungere il picco, dopodiché inizierà a scendere sempre di più, sostituita da alternative artificiali ricavate da piante. Con un beneficio per la lotta al cambiamento climatico e per la salute degli umani.
Osservatorio clima – Visto dall’estero
La mia storia d’amore con l’hamburger sta finendo?
di
Frank Bruni
Verso le alternative ‘veg’. La previsione è contenuta in un rapporto del Boston Consulting Group e della Blue Horizon Corporation pubblicato oggi dal Guardian. Il “peak meat”, il picco della produzione di carne, sarà raggiunto nel 2025, afferma lo studio, e da quel momento il consumo comincerà a calare. Secondo la ricerca il cibo con proteine alternative conquisterà l’11% del mercato globale entro il 2035 e addirittura il 22% se per quella data ci saranno stati rapidi passi avanti nella regolamentazione del settore. Sempre entro il 2035, l’indagine stima che 9 dei 10 piatti più diffusi al mondo, dalla pizza al sushi, avranno alternative vegane.
I prezzi in calo. Ancora prima, entro il 2023, la carne artificiale avrà ridotto i propri prezzi al livello di quella animale. Il rapporto afferma che il mercato annuo per carne, uova, pesce e latticini vegani raggiungerà quasi 300 miliardi di dollari nel 2035. Sempre più gente cerca di mangiare alternative ricavate da verdura, perché cresce la preoccupazione che l’alimentazione tradizionale ha per il clima e per la sanità. “Non tutti se ne rendono conto, ma siamo già vicini al punto in cui il consumo tradizionale di carne declinerà per la prima volta nella storia”, dice Decker Walker, capo del dipartimento agroalimentare del Boston Consulting Group, una delle maggiori società di consulenze finanziarie al mondo, che ha commissionato lo studio. Fra le alternative di maggiore successo citate da Walker, figurano già gli “spaghetti alla bolognese”, come sono chiamati fuori dall’Italia gli spaghetti al ragù di carne.
Se le vendite di proteine alternative cresceranno dell’11% nei prossimi quindici anni, il dossier prevede che 1 miliardo di tonnellate di emissioni di CO2 verranno risparmiate, terreni grandi quanto l’equivalente del Regno Unito saranno liberati dall’allevamento del bestiame e saranno necessari 50 miliardi di polli in meno per sfamare il pianeta. Ridurre il consumo di carne e latticini è il singolo modo più grande per ridurre l’inquinamento atmosferico, osserva il Guardian. Il regolare consumo di carne è stato inoltre recentemente collegato all’accresciuto rischio di disturbi cardiaci, diabete e polmonite.