Carrefour non venderà più la Pepsi perché è troppo cara

Carrefour non venderà più la Pepsi perché è troppo cara


Da giovedì, i clienti dei negozi Carrefour in Francia noteranno un cambiamento sugli scaffali contenenti i prodotti PepsiCo come Pepsi, patatine Lay’s, 7up, Lipton e Gatorade. Un portavoce del rivenditore francese ha dichiarato che saranno affissi accanto ai prodotti dell’azienda statunitense cartelli con la scritta “Non venderemo più questo marchio a causa degli aumenti di prezzo inaccettabili”. PepsiCo, dall’ottobre scorso, aveva già annunciato l’intenzione di implementare aumenti di prezzo “modesti” poiché la domanda era rimasta sostenuta nonostante gli aumenti dovuti all’inflazione, portandola ad aumentare per la terza volta consecutiva le previsioni di profitto dell’azienda per il 2023.

La situazione attuale evidenzia una tendenza più ampia in cui i rivenditori alimentari in diversi paesi, tra cui Germania e Belgio, hanno annunciato la sospensione degli ordini dalle aziende di beni di consumo a causa dell’aumento dei prezzi. A inizio anno scorso, per esempio, la catena di supermercati belga Colruyt aveva dichiarato che le sue forniture di prodotti Mondelez, come il cioccolato Milka e i biscotti Lu e Oreo, erano state interrotte a causa di una disputa sugli aumenti di prezzo da parte del produttore alimentare.

La situazione in Francia

In un contesto di crescente inflazione che mette a dura prova i bilanci delle famiglie, i rivenditori stanno cercando di evitare di trasferire completamente l’aumento dei costi ai consumatori. Carrefour è stato uno dei rivenditori più attivi nel contestare gli aumenti dei grandi produttori di beni di consumo e alimentari. Lo scorso anno, ad esempio, ha avviato una campagna anti “shrinkflation” tramite l’uso di cartelli che avvisavano i consumatori di quel fenomeno che consiste nella tendenza dei produttori a ridurre la quantità di prodotto all’interno delle confezioni, mantenendo però il prezzo sostanzialmente invariato. Tra i prodotti soggetti a shrinkflation, le capsule di caffè Dolce Gusto della Nestlè, che hanno aumentato il prezzo dell’8%, riducendo invece il volume, e poi le patatine della Lay’s e il tè freddo a marchio Lipton, entrambi parte del gruppo PepsiCo, e ancora la maionese Amorea di Unilever.

Il governo francese è intervenuto chiedendo ai rivenditori e ai fornitori di concludere le trattative annuali sui prezzi due mesi prima del solito, a gennaio, come parte degli sforzi per contenere l’inflazione. Inoltre, la recente lettura del più importante istituto statistico francese, l’Insee, ha mostrato un aumento del 4,1% dei prezzi al consumo in Francia su base annua a dicembre, con l’inflazione alimentare annuale che è leggermente rallentata al 7,1%. Il ministro delle Finanze francese ha anche minacciato di imporre tasse speciali alle aziende alimentari se non ridurranno i costi per i consumatori già alle prese con bollette energetiche molto elevate. L’implicazione principale di questa decisione da parte di Carrefour è che potrebbe spingere altri rivenditori a seguire il suo l’esempio, aumentando la pressione sulle aziende alimentari per ridurre i prezzi. Le prossime mosse vedranno probabilmente PepsiCo cercare di negoziare un accordo con Carrefour per riprendere la vendita dei suoi prodotti.



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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-01-04 12:58:48 ,

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