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Coviello (Cnr-Iriss), calamità naturali costano lo 0,2% del Pil
(ANSA) – NAPOLI, 27 NOV – “L’Italia ha il più grande gap di
protezione di tutti i Paesi europei profilati all’89%, ovvero
51,8 miliardi di dollari di danni subiti per le calamità
naturali, dal 2011 al 2021. Quasi il 10% dei comuni italiani ha
subito danni causati da calamità naturali negli ultimi anni, per
un costo complessivo pari allo 0,2% del Prodotto interno lordo.
Negli ultimi 40 anni i disastri naturali in Italia sono
aumentati: più di due terzi delle abitazioni italiane è a
rischio medio-alto di terremoti o alluvioni. I costi delle
calamità naturali arrivano fino al 3% circa del Pil annuo. C’è
bisogno che monitoraggio e ricerca siano in una unica rete al
servizio delle istituzioni”. Sono alcuni dati che evidenzia
l’economista Antonio Coviello, ricercatore del Cnr-Iriss
(l’Istituto diretto del prof. Massimo Clemente) che ha di
recente pubblicato il volume “I rischi catastrofali. Azioni di
mitigazione e gestione del rischio” (Cnr Edizioni in ‘open
access’).
Studi e ricerche scientifiche ricordano che alluvioni e frane
si verificano in Italia più frequentemente di qualsiasi altro
pericolo naturale, evidenziano gli studiosi che hanno realizzato
il libro. Afferma Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca
dell’Ingv ed associato del Cnr, autore della sezione dedicata al
rischio vulcanico: “Non si può ogni volta piangere sui disastri
dopo che accadono; il territorio va curato e monitorato, la
nostra tecnologia può prevenire i disastri e salvare vite. Dopo
il terremoto del 2017 c’era l’occasione per rendere Casamicciola
resistente e resiliente; invece ha aggiunto precarietà e creato
le condizioni per favorire ed amplificare i futuri disastri.
Proponemmo insieme con molti cittadini delle zone colpite un
progetto di rafforzamento degli edifici e risistemazione del
territorio. In una piccola area, quest’isola rappresenta tutti i
rischi geologici che affliggono l’Italia”.
Renato Somma, ricercatore dell’Ingv ed associato del Cnr
-Iriss, è un altro dei curatori del volume: “I radar meteo, le
stazioni meteo ma anche i pluviometri, se ben distribuiti sul
territorio in modo da monitorare i differenti bacini imbriferi,
permettono di allertare la cittadinanza alcune ore prima delle
catastrofi meteo”. (ANSA).
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2022-11-27 20:50:21 ,